GROSSETO – Due auto a settimana, rubate e cannibalizate, smembrate e rivendute a pezzi. Era l’attività messa in piedi da una banda che operava tra Milano e Gavorrano. Il gruppo, al cui vertice c’erano due uomini che si erano stabiliti a Gavorrano, dove avevano aperto un’attività di autodemolizioni in località Merlina, si avvaleva dell’opera di altre quattro persone, che rubavano le auto in Lombardia per poi portarle in Maremma e smontarle.
In sei sono finiti in carcere, due milanesi residenti a Gavorrano già a febbraio, mentre gli altri quattro sono stati arrestati in questi giorni nell’operazione recycling. Ai domiciliari è finita anche la figlia di uno dei due capi, una ragazza di 24 anni, residente a Gavorrano, amministratore della ditta di autodemolizioni e che aveva un ruolo amministrativo.
La banda aveva agito, negli anni, nella zona del milanese, poi si era spostata in Toscana, a Gavorrano, sperando di avere vita più facile. Le aurto venivano rubate e portate a sud. I ladri le lasciavano a 3-4 chilometri dallo sfasciacarrozze, dove, il sabato, i titolari le andavano a ritirare per smontarle.
Le indagini della Polizia stradale erano partite da un controllo amministrativo, a fine 2014, dopo pochi mesi che la carrozzeria era stata aperta. Gli agenti avevano notato subito le carcasse di auto nuove all’esterno e una grande quantità di pezzi di ricambio anch’esii nuovi. Subito erano partite le indagini, anche con telecamere posizionate in modo da tenete d’occhio l’attività.
La polizia ha potuto così vedere i ladri al lavoro, quando le auto arrivavano venivano sibito smontate, i codici identificativi abrasi e le carte di circolazione distrutte, così come i telai e le targhe. Gli agenti hanno anche scoperto una truffa assicurativa: un giorno hanno visto entrare un furgone, la cui targa non risultava rubata. Il furgone non è più uscito dallo sfasciacarrozze. Due settimane dopo il proprietario, evidentemente in combutta con i ladri, ne ha denunciato il furto. I pezzi ottenuti dai furti venivano rimontati su vetture di ignari cittadini che cercavano un pezzo di ricambio, o venduti on line: l’officina aveva anche un sito per pubblicizzarsi. Le accuse per gli arrestati, che avevano una lunga sfilza di precedenti simili alle spalle, sono di associazione a delinquere finalizzata al reperimento e allo smontaggio di veicoli rubati.