CAPALBIO – Capolavoro del regista tratto da un romanzo postumo di Albert Camus e premiato anche dalla critica internazionale al festival di Toronto, racconta l’infanzia dello scrittore nell’Algeria degli anni Venti con una riflessione introspettiva che coinvolge anche il proprio passato. È il film “Il primo uomo” di Gianni Amelio che sarà proiettato a CapalbioArt in piazza dei Pini, domani martedì 4 agosto alle 21.45.
Lo scrittore Jean Cormery torna nella sua patria d’origine, l’Algeria, per perorare la sua idea di un paese in cui musulmani e francesi possano vivere in armonia come nativi della stessa terra. Ma negli anni ’50 la questione algerina però è ben lontana dal risolversi in maniera pacifica. L’uomo approfitta del viaggio per ritrovare sua madre e rivivere la sua giovinezza in un paese difficile ma solare. Insieme a lui lo spettatore ripercorre dunque le vicende dolorose di un bambino il cui padre è morto durante la Prima Guerra Mondiale, la cui famiglia poverissima è retta da una nonna arcigna e dispotica. Gli anni ’20 sono però per il piccolo Jean il momento della formazione, delle scelte più difficili, come quella di voler continuare a studiare nonostante tutte le difficoltà. Tornato a trovare il professor Bernard, l’insegnante che lo ha aiutato e sorretto, il Cormery ormai adulto ascolta ancora una volta la frase che ha segnato la sua vita: “Ogni bambino contiene già i germi dell’uomo che diventerà”. (My Movies a questo LINK)
“Tratto dal libro autobiografico incompiuto di Albert Camus – commenta lo staff di CapalbioArt – il film racconta il dramma di un uomo, diviso tra due identità e due paesi, la Francia e l’Algeria, nel momento in cui tra essi sta per scatenarsi una guerra violenta e disumana. Il desiderio utopico del protagonista che tra le due comunità, francese e musulmana, colonizzatori e colonizzati, possa esistere una pacifica e rispettosa convivenza, verrà tragicamente smentito dagli eventi”.
Questa sera invece lunedì 3 agosto verrà proiettato Ida di Pawel Pawlikoswki. Sotto il grigio e soffocante regime comunista nella Polonia degli anni ’60, l’incontro tra la giovane novizia Ida in attesa dei voti da suora e la zia Wanda, ex magistrato appartenente all’elite del potere e sua unica parente conosciuta, che le svelerà i segreti della sua origine di ebrea orfana e le farà scoprire i piaceri e le miserie della vita ordinaria.
Con un formato 4.3 in splendido bianco e nero, Pawlikowski costruisce con stile essenziale e toni poetici un dramma intimo e psicologico al femminile, esplorando il tema delle contraddizioni della fede religiosa e della vita laica, che nel film si arricchiscono attraverso il confronto e l’integrazione dei due diversi mondi.
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