di Piero Simonetti
GAVORRANO – Ci sono personaggi che non sono tutelati da alcuna forma di memoria storica ufficiale. Servirebbe che le Istituzioni locali provvedessero a questo fine, specie nei confronti di coloro che si sono distinti per impegni particolari a beneficio della comunità.
Intanto ritengo sia doveroso rendere omaggio alla memoria del gavorranese Ettore Della Spora (1893-1978), colui che più di tutti volle costruire un ricordo imperituro, nella rada di Cala Martina, a ricordo dell’imbarco salvifico di Garibaldi del 2 settembre 1849.
La vicenda storica è nota. Si riferisce alla fuga di Garibaldi inseguito dai soldati papalini e dalle truppe austriache dopo la caduta della Repubblica Romana. Anita morì durante il percorso alle Mandriole presso Ravenna, il 4 agosto 1849. Garibaldi, rimasto solo con il capitano Leggero, dopo aver passato l’appennino tosco-emiliano, scese in terra toscana nei pressi di Prato. Da qui, grazie all’aiuto di alcuni patrioti toscani, tra cui il dottor Angelo Guelfi di Scarlino, raggiunse la costa gavorranese di Cala Martina, ove s’imbarcò libero dirigendosi a Porto Venere finalmente salvo.
Ettore Della Spora, che rivestì importanti cariche amministrative nel territorio e fu anche vice sindaco del Comune di Gavorrano, volle fortemente onorare la memoria di Garibaldi con la realizzazione del monumento che ancora oggi domina la storica e dolce insenatura tirrenica di Cala Martina, inaugurato poi il 2 settembre 1949.
Il 13 maggio 1949 Ettore scrisse al Sindaco di Gavorrano Athos Montanari, ricordandogli la ricorrenza dell’ormai prossimo centenario dell’imbarco di Garibaldi. Il Sindaco lo nominò Presidente di un apposito Comitato celebrativo. Aderirono subito il sindaco di Follonica Bartoli, quello di Massa Marittima Pimpinelli ed il Maggiore dei partigiani Chirici.
Ettore chiamò a Gavorrano lo scultore grossetano Tolomeo Faccendi e con lui prese accordi per un busto in bronzo di Garibaldi. La ditta Tasselli di Grosseto eseguì la stele ed il piedistallo in travertino. La ditta Nicoletti di Follonica fornì materiale per la fognatura di drenaggio del sito. Il Demanio Forestale concesse il terreno, il direttore della miniera di Gavorrano ing. Weible favorì in materiali e manodopera la costruzione del monumento. La Cooperativa di Lavoro di Scarlino e diversi operai delle miniere della Montecatini lavorarono assiduamente nei lavori di adattamento e spianamento del terreno.
Oggi quel busto bronzeo continua ad ammonire i passanti di quella piccola ed amena cala, trasmettendo loro un messaggio di libertà e giustizia, lo stesso che l’epopea risorgimentale italiana ha contribuito ad impetrare nella carta costituzionale italiana.