GROSSETO – La decisione del Governo di reintrodurre, dopo quattro anni, il pagamento degli interessi di mora anche sulle sanzioni e sugli interessi relativi ai debiti con il fisco è fonte di grande preoccupazione. A sollevare la questione è la Cna di Grosseto che vede la norma come una nuova “batosta” che si abbatterà su imprese e famiglia.
«L’erario infatti se tale scelta venisse confermata – spiega Renzo Alessandri –, potrebbe incassare dall’insieme dei contribuenti coinvolti (famiglie e imprese), 1,2 miliardi di euro».
La norma in questione è contenuta nello schema di Decreto legislativo sulla riscossione delle imposte approvato il 26 giugno scorso dal consiglio dei Ministri.
«Una ingiustizia – aggiunge Alessandri – che accomuna famiglie e imprese; con le imprese più piccole e le famiglie meno abbienti che – complice una crisi economica che è ben lungi dall’essere riassorbita – si configurano come i soggetti più esposti».
«Come abbiamo già fatto nel 2011, ci batteremo contro questa discutibilissima decisione. Tale norma infatti, a giudizio di CNA, deve essere assolutamente cancellata. A nessuno, nemmeno al fisco, può essere consentito di chiedere gli interessi sugli interessi. Siamo ancora una volta in presenza di una norma incomprensibile e contraddittoria visto che lo stesso ordinamento sanzionatorio chiarisce, in modo inequivocabile, che le sanzioni non possono produrre interessi».
«È chiaro – continua il direttore della Cna – a tutti che chi non è in regola con il fisco, deve pagare. Ma pagare non vuol dire essere “bruciati” nel rogo degli interessi impazziti. Quella intrapresa, quindi, è una strada estremamente pericolosa: può infatti far raddoppiare il tasso di incremento del debito fiscale totale rendendolo (in molti casi) assolutamente insostenibile. Si rischia, in sostanza, di provocare un doppio danno: all’erario, che potrebbe non incassare proprio nulla e ai contribuenti, che si vedrebbe sbarrata la strada del ritorno alla normalità».
Tutto questo, senza contare il rischio degli ulteriori conflitti tra contribuenti ed Equitalia. Secondo le stime della Cna infatti, tenendo conto delle somme iscritte al ruolo e ancora da riscuotere (circa 80 miliardi di euro) e ipotizzando, che le sanzioni e gli interessi rappresentino mediamente il 32 per cento di detta cifra, le maggiori entrate che ogni anno l’erario potrebbe incassare da tutti i contribuenti coinvolti potrebbero superare 1,2 miliardi di euro.
«In conclusione, con sole otto parole inserire dal Governo nello “Schema di decreto legislativo recante misure per la semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione” si rischia di cancellare una norma di civiltà giuridica e fiscale ottenuta nel 2011 e di legittimare, per decreto, una nuova forma di anatocismo, l’anatocismo “di Stato”».
Per questo la Cna si appella «ai parlamentari locali invitandoli a sostenere le giuste richieste degli imprenditori e dei cittadini che, vivendo in uno stato di oggettiva difficoltà, rischiano di veder inibita, dalla suddetta norma, la possibilità di regolarizzare la propria posizione recuperando, nel tempo, l’auspicato status di corretti contribuenti.
«Vale poi la pena di sottolineare che tutto questo avviene, in una fase che vede ancora aperti numerosi contenziosi (con il sistema bancario) in materia di anatocismo. La stessa CNA locale, monitorando le posizioni dei propri associati (25 ad oggi i casi analizzati) ha individuato, in cinque di questi (il cinque per cento del campione), i presupposti per l’avvio di un’azione risarcitoria». È del tutto evidente che la legittimazione di una forma di anatocismo di “Stato”, al di la degli effetti diretti, rischierebbe di condizionare pesantemente anche questo secondo versante».