ORBETELLO – Le polemiche sulle criticità recenti della Laguna di Orbetello, dove la vistosa moria di pesce dei giorni passati, riguardano anche il mondo tecnico scientifico con gli studiosi che negli anni recenti si sono interessati dello stagno lagunare che adesso dibattono su quello che si sarebbe potuto fare sia prima che adesso.
Ad intervenire sono stati sia il professor Silvano Focardi, luminare dell’università di Siena ed il biologo Mauro Lenzi, attualmente nel comitato scientifico della Laguna che difende il progetto portato avanti, secondo i suoi studi, dal recente piano regionale di intervento: «Il professor Silvano Focardi lamenta fondamentalmente la perdita del laboratorio Ecolab, che lui dirigeva, e su questo non si può che concordare con lui – dice Lenzi – dispiace, però, che egli stesso non si sia più informato di come venga gestita la Laguna in questi ultimi anni e che, attraverso qualche frammentaria informazione, affermi che sia sbagliato non raccogliere più le alghe. Attraverso un’esperienza di 35 anni e numerose pubblicazioni scientifiche internazionali posso affermare, senza ombra di dubbio, che la raccolta delle alghe, così come veniva condotta, non consentiva di raggiungere alcun risultato: la velocità di crescita delle alghe rendeva vana la raccolta di poche migliaia di tonnellate. Si parla di 4-6000 tonnellate raccolte in media all’anno, contro sviluppi della vegetazione di 60-80.000 tonnellate».
«Il problema andava affrontato in un altro modo – continua lui – lavorando sui sedimenti che tendono ad arricchirsi di materia organica. Questo arricchimento è la causa principale degli eventi che anche oggi si sono manifestati. Noi, come Focardi, sappiamo che il caldo da solo non è la causa della morte del pesce (anche se 34°C in acqua registrati alle centraline dell’ARPAT sono un valore sconvolgente, mai osservato prima). La Regione Toscana ha recepito, a differenza dell’ultimo commissariamento, la proposta di una gestione alternativa, più economica e più efficiente. Il risultato è agli occhi di tutti, anche se alcuni si rifiutano di vederlo: ovvero, in una situazione ambientale di così elevato stress, la laguna di Ponente, quella in cui abbiamo operato a partire dal giugno 2014, partendo da una condizione di sviluppo macro-algale notevole (44.000 tonnellate di alghe concentrate in circa 400 ettari), ha retto perfettamente, poiché ne abbiamo ridotto il carico organico sedimentario e continuiamo a farlo».
«Purtroppo non abbiamo potuto lavorare su Levante, era previsto dal piano degli interventi di iniziare in quel bacino a Ottobre di quest’anno. Una condizione di caldo estremo ci ha preceduti e ha accelerato i processi dissipativi anossigenici. Vorrei – conclude il biologo della Laguna – che alcuni scrittori di Facebook, affezionati alla raccolta delle alghe, che è stata praticata per tanti anni con tanto utilizzo di danaro pubblico e scarsi risultati, abbandonassero la loro riottosità e ragionassero tranquillamente su quanto sta avvenendo».