SCARLINO – “Nessun pericolo per l’ambiente e per la salute” è la valutazione del consulente del tribunale sul Termovalorizzatore così come riporta in una nota Scarlino Energia. “Non vi sono significative situazioni ostative di impatto ambientale e sulla salute delle popolazioni a che il termovalorizzatore possa svolgere la sua attività nel rispetto dei limiti di legge e in condizioni di sicurezza”. Scrive il Ctu, Maria Triassi, consulente del tribunale di Grosseto chiamata a esprimersi sulla teoria di illegittimità della autorizzazione rilasciata nel 2012 a Scarlino Energia sostenuta dai Comitati nell’ambito della causa civile di “class action”.
«Secondo Triassi, direttore del Dipartimento di sanità pubblica dell’Università di Napoli e già consulente del Tribunale di Taranto per l’Ilva – sottolinea Scarlino Energia -, l’inceneritore può tornare in attività perché come già evidenziato nello studio epidemiologico dell’Usl 9, “il mantenimento attuale delle immissioni dai camini entro i limiti di legge, con conseguente determinazione di bassi livelli di contaminazione di acque e suolo, può escludere un significativo impatto negativo sulla salute delle popolazioni residenti nelle zone limitrofe”».
«Non vi sono quindi ragioni di natura ambientale di salute pubblica che possono in qualche modo impedire l’operatività dell’inceneritore – prosegue Scarlino Energia che riporta ancora quanto scritto dal consulente -: “La conseguenza logica e di un tale stato di fatto è il non riscontro di situazioni ostative al mantenimento in funzione dell’impianto termovalorizzatore e impianto di trattamento di rifiuti liquidi di Scarlino”, ovviamente sempre che siano garantiti l’efficienza tecnica e il rispetto delle norme nel tema del controllo dell’inquinamento ambientale e delle acque».
Inoltre, per quanto riguarda la situazione del Canale Solmine e le verifiche sul “punto zero”, ovvero sulle condizioni “ante operam” della situazione ambientale della Piana di Scarlino, «per la docente dell’Università “le immissioni in atmosfera dai camini del termovalorizzatore e la conseguente caduta al suolo di inquinanti organici in concentrazioni superiori alla norma nei sedimenti profondi del canale, va considerato che, trattandosi di composti non biodegradabili, un’aumentata presenza nei sedimenti è riferibile a un accumulo, di attività pregresse quelle di Scarlino Energia»”. In buona sostanza, l’attuale condizione del Canale si è venuta a creare in virtù delle attività pregresse che comunque saranno oggetto di una bonifica. “La prevista opera di bonifica del canale Solmine, con la previsione di un periodico programma di controllo e di smaltimento dei sedimenti, potranno correggere la situazione attuale e prevenirne l’accadimento futuro”».
Concludendo, secondo il Ctu «l’impianto può tornare in attività a patto di adeguarsi ad alcune prescrizioni, in realtà già previste nell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata nel 2012, e rispettate da Scarlino Energia» conclude la nota dell’azienda.