di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons
GROSSETO – Dopo gli esoneri del manager Carlo Del Santo, del preparatore atletico Gianni Natale e del fisioterapista Massimo Baldi, l’onda lunga del malessere che ha colpito il Grosseto Baseball non si placa. Così Stefano Cappuccini, Enrico Franceschelli e Luca Moretti che facevano parte dello staff biancorosso hanno rassegnato le loro dimissioni dagli incarichi che ricoprivano in società.
Durante la conferenza stampa convocata dai tre esonerati, si è riunita anche la squadra che ha voluto ascoltare le parole di chi, bruscamente, è stato sollevato dall’incarico. «Crediamo che la politica debba essere al servizio dello sport – ha precisato Gianni Natale -. Le ingerenze politiche non ci stanno bene, per questo nella passata stagione e anche in questa abbiamo più volte detto “vinciamo malgrado loro”. Purtroppo La politica sta mettendo le mani sullo sport grossetano».
Ma cosa c’è dietro l’esonero e da dove parte tutto il malessere esploso nelle ultime ore? «Non possono essere motivazione tecniche – spiegano leggendo un comunicato congiunto i tre esonerati -, come non possono essere motivazioni economiche, visto che grazie a noi è stata garantita la trasferta di Foggia. A questo aggiungiamo che tutte le mancanze di una gestione approssimativa, sono state sopperite da un extra-lavoro. Il vero motivo è che condizionamenti di natura politica hanno minato puntualmente gli equilibri della squadra. Già nella passata stagione, ad esempio, veniva chiesto l’esonero del fisioterapista per motivi personali, una presa di posizione lontana anni luce dal baseball giocato».
Emergono così questioni legate all’uso di chat su Whatsapp e alcuni messaggi su Facebook. Su tutti quello rilasciato in un gruppo dal vicesindaco di Grosseto e presidente onorario della squadra Paolo Borghi. «Ha commentato con il termine “figuretta” la nostra sconfitta di Foggia, con il dirigente Giuseppe Miglianti che ha sottoscritto l’affermazione. Tutti noi abbiamo deciso di mandare un messaggio per dire che non eravamo d’accordo – precisano -, a questo hanno fatto seguito gli esoneri. Se ci fanno capire perché, magari possiamo anche comprendere».
Vengono fuori anche vecchi dissapori: «In passato mi è stato chiesto di rimuovere alcuni messaggi ritenuti scomodi da Facebook – precisa Massimo Baldi -, ho rischiato anche la denuncia per questo, poi ritirata, oltre all’esonero nella passata stagione. Una storia che si ripete quindi, con chiara volontà di estromettere alcune persone. Preciso che qui nessuno lo fa per i soldi, anzi, sicuramente in questi anni ci ho rimesso dal punto di vista economico. E’ solo pura passione, ho fatto tutto questo per i ragazzi, non per me stesso».
Anche l’ormai ex manager Carlo Del Santo dice la sua: «Dopo tutto questo teatrino di commenti sui chat e social network, Borghi ha fatto un commento che non doveva fare. L’avevo precisato anche all’inizio della stagione. Buttate fango addosso a me, ma non toccare i giocatori. Avrei accettato la questione tecnica, ma gli altri due esonerati, cosa c’entrano? Sono contento dalla risposta della squadra che oggi è tutta qui, prima di essere giocatori sono uomini. Sono fiero e onorato di aver allenato questi ragazzi».
«Nessuno vuole stare qui per forza. Però chiediamo perché – aggiunge ancora Gianni Natale. Siamo indignati perché in maniera anacronistica hanno imposto la volontà politica davanti a quella sportiva. Il settore giovanile è rinato, ma non certo grazie al vicesindaco Borghi. Che diano quindi giustificazione vere a quanto accaduto, continuando a garantire il futuro sportivo di tanti ragazzi».
Una storia che secondo i protagonisti, quindi, ha ben poco a che fare con lo sport e che lascia spazio all’amara conclusione: «Come può acquisire credibilità una società impegnata a organizzare serate mondane persino in concomitanza con gli incontri ufficiali. Come può una società andare avanti con presidente e vicepresidente che non si dimostrano quasi mai in sintonia con il direttore sportivo – aggiungono i tre esonerati -. Il fatto è che questo baseball era sempre più ostaggio di una politica invadente, al punto da volersi imporre in modo autoritario. L’errore nostro è stato quello di aver fatto bene per interesse del movimento e dei ragazzi, ma purtroppo anche a chi vendeva i risultati come farina del suo sacco».