GROSSETO – Legacoop Grosseto interviene sul tema della procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea a carico dell’Italia sull’utilizzo del latte in polvere per la produzione di prodotti lattiero-caseari, che tanto malcontento sta creando fra allevatori e caseifici del territorio.
«La procedura d’infrazione – spiega il presidente del Ctl di Legacoop, Antonio Terribile – è chiaramente un atto di deferenza alle multinazionali alimentari, che hanno tutto l’interesse a promuovere la produzione di formaggi con aromi, sapori e contenuti nutrizionali standardizzati. Annullando la tipicità e l’identificazione tra prodotto e territorio».
«Grazie alla Legge 138/1974, l’Italia è l’unico Paese europeo a vietare la produzione di latticini a partire dalla materia prima condensata o in polvere – prosegue Terribile -. L’attenzione della nostra normativa a qualità e tipicità è motivo di orgoglio, e il fatto che formaggi e yogurt si facciano col latte fresco, e non con il latte in polvere, è un valore aggiunto che viene riconosciuto dai consumatori. Vorrei si riflettesse su cosa potrebbe significare l’introduzione di questa prassi in una realtà come la nostra, dove centinaia di allevatori sono già sull’orlo della chiusura delle loro aziende per gli attacchi di lupi, ibridi e canidi, e decine di piccoli e medi caseifici basano il loro successo di mercato proprio sul legame con la produzione del latte sul territorio».
«L’utilizzo del latte in polvere – conclude Terribile – non riguarderanno i prodotti a marchio Dop e Igp, il Parmigiano, il Gorgonzola e il Grana Padano, già tutelati dal loro disciplinare. Per cui l’uso di latte in polvere riguarderebbe solo i prodotti standard, ma questo danneggerebbe comunque la filiera lattiero casearia impostata su latte crudo, tipicità, tracciabilità e qualità. Andando a penalizzare di più i consumatori di fascia medio bassa, che non potrebbero permettersi i prodotti Dop o Igp. Ecco perché ci aspettiamo che questa procedura d’infrazione vada incontro a un’opposizione non solo della politica, ma anche del nostro sistema produttivo e del Paese».