GROSSETO – Il day after è tradizionalmente il più difficile. Svanita la sensazione di smarrimento per quanto accaduto, c’è l’elaborazione del dolore e la consapevolezza che non è stato un brutto sogno. Il Grosseto sprofonda tra i dilettanti senza una effettiva retrocessione sul campo. E adesso, da dove ripartire? Gli scenari possibili non sono poi molti, anche se bisogna considerare che l’Us Grosseto, al momento attuale, è ancora in mano a Camilli che non ha iscritto la squadra al campionato di Lega Pro. Con l’eventuale lodo Petrucci i biancorossi potrebbero partire dall’Eccellenza, un campionato che a livello di iscrizione costa 100mila euro. Più oneroso, invece, ripartire dalla Serie D con 300mila euro di tassa iniziale. Occorre comunque iscriversi e bisogna farlo in fretta, perché i termini scadono il 10 luglio.
Intanto però, qualcosa si sta muovendo sul fronte dell’amministrazione comunale con il sindaco Emilio Bonifazi che ribadisce: «L’amministrazione comunale sta lavorando da settimane per individuare un percorso in grado di salvaguardare il futuro calcistico del Grosseto. Come abbiamo sempre fatto, e a prescindere dalle parole del presidente Camilli. La sue dichiarazioni sulle responsabilità comunali e mie personali rispetto a quelle che considero comunque sue scelte legittime di proseguire o meno la propria avventura calcistica grossetana sono semplicemente ridicole. Come penoso è il tentativo di individuare addirittura un’incompatibilità politica tra lui e questa amministrazione. In questi anni lo abbiamo trattato con i guanti bianchi e gli siamo stati grati per i successi che ha costruito. Abbiamo investito oltre 5 milioni di euro sullo stadio…milioni non spiccioli…e non esattamente con il consenso di tutta la città ma dovevamo garantire uno stadio da serie B. E poi dal 2008 in poi abbiamo speso circa 200mila euro l’anno di manutenzioni. Gli siamo stati vicini in tante iniziative e abbiamo chiesto solo che firmasse una convenzione per la gestione dell’impiantistica come fanno tutte le altre società sportive cittadine, eppure scatenando le sue ire».
«Semplicemente quello di fare da mediatori nelle trattative non è il nostro ruolo. Se qualcuno fosse stato interessato avrebbe chiesto un incontro alla società e preteso di vedere i bilanci che tutti dicono essere sani. Ora, ma solo ora, la palla passa al Comune che sta verificando tutte le strade per dare una possibilità di sopravvivenza al Grosseto calcio, nella speranza che qualcuno si faccia avanti. In tanti chiamano per avere notizie e sono molto preoccupati; una sensibilità davvero diffusa che purtroppo non ho sentito con altrettanta convinzione rispetto alla vicenda di aziende storiche cittadine che stanno chiudendo e mandando a casa centinaia di lavoratori anche in queste ore. Ma si sa…ognuno ha la propria scala di priorità. Quello che è certo è che il Comune e i cittadini di Grosseto non potranno acquistare una società sportiva privata e gestirla. Ma questo penso che lo capiscano davvero tutti».
C’è anche chi, come Amedeo Gabbrielli cerca di mobilitarsi a sostegno della causa biancorossa: «Intanto che l’amministrazione sta cercando possibili proprietari noi che amiamo il calcio a Grosseto lanciamo un progetto a sostegno del sodalizio biancorosso, che vogliamo chiamare “batte il cuore biancorosso”. In questo progetto esperti del calcio: tecnici, dirigenti, professionisti, mettono a disposizione la loro opera gratuita a favore del Grosseto Calcio. Insomma potremo pensare ad una banca di risorse umane a sostegno del Grosseto».
«Tra i primi a scendere in campo – precisa Gabbielli – c’è Fabrizio Lucchesi che si rende disponibile collaborare per la ripartenza e ad essere un riferimento dello staff dirigenziale e tecnico, lui che ha un passato da direttore generale della Roma e della Fiorentina. Anch’io, che nel Grosseto ho fatto primi passi come tecnico, sono disponibile per svolgere ruoli di preparatore o di dirigente».