di Barbara Farnetani
GROSSETO – Era l’amica la basista e ideatrice della rapina da 100 mila euro ai danni di una grossetana. Era stata lei a raccontare ai rapinatori particolari che nessuno conosceva, e quali erano i gioielli che erano in casa.
La rapina risale al febbraio scorso. Una donna stava uscendo di casa quando fu bloccata da due uomini, armati di coltello, che la costrinsero a rientrare nell’abitazione. Uno dei due le puntò un coltello alla gola, tenendola ferma, mentre l’altro cercava in casa gioielli e orologi preziosi. Rolex, monili. Sembrava che i due ladri conoscessero tutto della casa. Uno dei due chiese anche dove tenesse un bracciale particolare, che la donna non usava da anni, e che dunque non potevano avergli visto magari indossato fuori.
Mezz’ora che era sembrata infinita. Mezz’ora in cui però, la vittima, aveva ascoltato e osservato tutto, l’inflessione siciliana dei rapinatori, gli occhi un po’ cadenti del suo aguzzino e quelli azzurri del complice, un complice che, accidentalmente, l’altro aveva chiamato Mario.
Da qui erano partiti gli uomini della squadra Mobile per una indagine serrata, che aveva portato, dopo pochi giorni, proprio all’arresto di quel “Mario” (era in realtà un nomignolo, un soprannome) mentre stava rientrando a casa, in Sicilia, con il treno. Con lui aveva quasi tutti i gioielli rubati, ad esclusione di tre orologi, due dei quali Rolex.
L’uomo, una volta in carcere, aveva ammesso le proprie responsabilità, senza fare però i nomi dei complici. Ma la polizia aveva già capito la strada da intraprendere, doveva solo trovare le prove per inchiodare tutti i colpevoli. A partire da quella strana conoscenza che avevano i ladri di particolari che non avrebbero dovuto conoscere. Si è partiti dalla casa grossetana in cui viveva il giovane, di 24 anni, casa che condivideva con la compagna coetanea e in cui era ospite un amico anch’egli palermitano, di 26 anni. Da qui si è scoperto che nello stesso palazzo abitava una donna catanese di 51 anni, guarda caso a lungo amica della donna rapinata.
A questo punto i tasselli del puzzle si sono riuniti formando un quadro chiarissimo: la donna catanese, l’amica della vittima, aveva fatto da basista raccontato quanto sapeva dei gioielli alla dirimpettaia che aveva coinvolto il fidanzato e un amico di lui nella rapina. Questa mattina a finire in carcere è stato il secondo rapinatore, la cui voce e i cui occhi sono stati riconosciuti dalla donna rapinata, mentre le due donne sono state messe agli arresti domiciliari.