GROSSETO – “Grosseto si accinge a perdere il calcio che conta? Non voglio crederci. Non bastavano le fibrillazioni per la Mabro, i licenziamenti dell’Eurovinil, adesso tocca al “Grifone” che per tanti anni ci ha fatto calcare palcoscenici insperati e affrontare squadre blasonate. Mancano pochi giorni al 30 giugno, e il batticuore, soprattutto da tifoso della curva nord più che da consigliere comunale, inizia a farsi sentire. Non voglio andare a ripescare vecchie a mai sopite polemiche tra società unionista e giunta Bonifazi- Borghi, perché se siamo arrivati a questo epilogo non c’è tempo per le polemiche”. Così Fabrizio Rossi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, interviene sulla vicenda che riguarda il Grosseto calcio.
“E’ stato un sodalizio che non ha portato i frutti sperati negli anni della B, figuriamoci adesso con le ultime due stagioni poco esaltanti. Non voglio neppure dire che in dieci anni, con tutto il regolamento urbanistico da adottare e approvare, questa amministrazione avrebbe potuto fare di più per individuare quel centro sportivo giovanile più volte richiesto e, magari, una nuova area per uno stadio solo per il calcio come altre città (più evolute calcisticamente e non solo) stanno da tempo individuando. Voglio sperare che il comandante Piero Camilli, ci ripensi e senta il sostegno della città che ama il calcio e i colori biancorossi, oltre al sostegno del Comune di Grosseto e dei suoi rappresentanti in consiglio comunale. Non si possono dimenticare le tante vittorie sportive e le tante ingiustizie subite a causa di disonesti e infami”.
“Voglio sperare che tutto il popolo biancorosso si mobiliti più che mai per urlare forza “Grifone” e forza comandante, non mollare proprio adesso, di fronte al niente che ci circonda, di fronte a chi non ha le credenziali per prendere una società come la nostra, che vanta oltre 100 anni di storia – conclude Rossi -. Va contro ogni logica lasciare la certezza di Piero Camilli, un presidente con i suoi pregi e i suoi difetti, per il nulla dietro l’angolo. Non torniamo nel limbo, non torniamo indietro, salviamo la città dall’anonimato, anche calcistico, perché ci vogliono tanti anni per ricostruire o un attimo per distruggere quanto di importante è stato fatto, con enorme fatica”.