MANCIANO – Ancora pecore sgozzate, sbranate e uccise, questa notte i predatori hanno colpito a Pian di Carrai lungo l’Albegna, tre animali uccis,i tre feriti, ma anche decine di bestie traumatizzate che per giorni avranno difficoltà a produrre tanto latte quanto ne producevano prima. E questa volta gli agricoltori mancianesi, esasperati, hanno deciso di portare in piazza le carcasse scarnificate dei loro agnelli e delle loro pecore. Perché tutti vedano quel che succede, quel che sono costretti a subire.
«Noi non vogliamo ammazzare il lupo – afferma un’allevatrice – non siamo delinquenti. Noi stiamo solo tutelando il nostro settore, il nostro ambiente, il nostro territorio. Non vogliamo uccidere il lupo o l’ibrido ma ci vogliono delle priorità e vogliamo tutelare la dignità delle nostre famiglie che hanno diritto di vivere con un minimo di guadagno, come per tutti gli altri lavori. Nessuno è contro al lupo ma li tengano lontani dai nostri allevamenti, non vogliamo più trovare questi scempi, questi sono animali come il lupo o i cani che invece si difendono. Quando ti svegli la mattina, e trovi le pecore così, ti metti a piangere».
La situazione è ormai incandescente e sono sempre più quelli che pensano a soluzioni estreme contro chi porta gli attacchi, che siano cani inselvatichiti, ibridi o lupi. «La situazione non è più sostenibile – conferma il sindaco di Manciano Marco Galli -. La nostra amministrazione che oggi è scesa in piazza, rappresentata dall’assessore Andrea Teti e dalla consigliera Valeria Bruni, è vicina alla categoria dei pastori e a tutto il settore agricolo». Sono queste le prime parole del sindaco che commenta la protesta di pastori esasperati dalle continue predazioni.
«Gli allevamenti decimati dagli attacchi dei lupi – continua Galli – sono un problema reale da mettere all’attenzione del Governo. L’amministrazione comunale cercherà di sensibilizzare la popolazione nel rispetto delle regole e delle leggi. Di certo, non possiamo agire senza il rispettare le norme. Siamo consapevoli – conclude Galli – che continuando ad assistere impotenti agli attacchi agli ovili, si rischia di mettere in ginocchio un intero settore economico. Questo è un problema di tutti, non solo degli agricoltori o degli allevatori. Tutti insieme dobbiamo difendere il nostro territorio».
«Abbiamo le mani legate – prosegue Galli – non possiamo andare dai pastori e dire che i predatori vanno ammazzati, perché ne risponderebbero penalmente. Se dipendesse da me non avrei problemi a fare certi tipi di scelte, ma le scelte vanno fatte sempre nel rispetto della legge».
«Serve un percorso comune condiviso – gli fa eco l’assessore Andrea Teti che stamani era presente alla manifestazione spontanea degli allevatori nella piazza di entrata al paese – l’agricoltura è il settore principale per l’economia del nostro territorio e sono proprio gli allevatori che ci permettono di mantenere la nostra terra così com’è. Bisogna fare tutto il possibile per tutelare i nostri agricoltori e chi presidia il territorio ma serve un percorso strutturato con tecnici, allevatori e le associazioni di categoria. Un intervento come aprire la caccia al lupo potrebbe creare danni ulteriori all’ecosistema. Mi sembra impossibile che nel 2015 non ci siano soluzioni per arginare la situazione e tenere sotto controllo la densità di lupi presenti e, se necessario, poterli spostare altrove. Inoltre servono rimborsi veri, che coprano tutto il danno subito, anche la riduzione di produzione che segue un attacco».
Intanto la Coldiretti ha predisposto un documento firmato dal presidente Francesco Viaggi e dal direttore Andrea Renna, inviato a tutti i sindaci della Provincia, a tutte le associazioni di categoria, agricole e non al fine di richiedere un incontro urgente e risposte definitive per gli impegni assunti e disattesi che riguardano «L’attuazione immediata del protocollo sottoscritto in merito alla cattura degli ibridi anche per la tutela delle biodiversità e la loro rimozione dal territorio toscano. Rivisitazione della normativa in merito agli indennizzi. Sostegno economico, come previsto dallo stesso Piano operativo alle aziende agricole».
«Quanto accaduto a Manciano questa mattina – sottolinea il direttore Andrea Renna – dimostra la gravissima situazione che ha portato gli allevatori a scendere in piazza con le pecore senza vita. Oltre a esprimere vicinanza e solidarietà all’allevatore Masala dobbiamo intervenire insieme alle altre organizzazioni agricole e anche non agricole poiché il problema è sempre più di natura sociale e interessa l’intera collettività. Il documento è stato inviato a tutti i sindaci e alle organizzazioni agricole e non per essere sottoscritto. Subito dopo verrà consegnato al Prefetto e inviato in Regione per avere risposte in modo definitivo nel più breve tempo possibile».
Sull’argomento degli attacchi alle greggi interviene oggi anche la Lav che bolla come “assurda, anche sulla base del danno effettivo che la specie lupo produce”, la richiesta di modifica della direttiva Habitat, avanzata al termine di un’assemblea di pastori che si è tenuta in Maremma, al caseificio di Manciano, pastori «che hanno chiesto a gran voce di poter sparare ai lupi, ricevendo anche il sostegno di Coldiretti e Cia. A frenare gli animi, però, sono intervenuti subito il veterinario capo della Asl 9, Paolo Madrucci, e il funzionario provinciale Fabio Fabbri, che hanno ridimensionato le aspettative dei pastori rispetto a modifiche delle norme nazionali e comunitarie a tutela del lupo, pur non essendo personaggi vicini alle tematiche animaliste».
«L’eventualità che si permetta di sparare ai lupi, peraltro, esporrebbe il nostro Paese all’apertura di una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea per violazione della Direttiva Europea Habitat, come già avvenuto recentemente in Svezia, dove la decisione di uccidere quote di lupi considerati “in eccedenza” ha portato a due richiami da parte della Commissione di Bruxelles, e al rischio di un processo davanti alla Corte di Giustizia europea. Le pecore interessate da predazioni in Italia sono solo lo 0,3% del cosiddetto ‘patrimonio zootecnico ovino’, una parte assolutamente minima – precisa la Lav -. Una buona parte delle predazioni, peraltro, è messa in atto da cani mal gestiti. Inoltre, in provincia di Grosseto, secondo dati ufficiali, tra le aziende che hanno subito predazioni nel 2014 il 98% non è sorvegliato dal pastore, l’85% non ha recinti anti predatore, il 57% non ha cani da guardiania, il 41% ha solo 2 cani ogni 500 pecore».
«Le richieste dei pastori, e della minoranza di Sindaci, solo 7 sui 28 della provincia grossetana , che le appoggia insieme alle associazioni di categoria, sono prive di senso e irresponsabili – prosegue la LAV – da anni la nostra associazione si batte contro queste derive estremiste della pastorizia e demagogiche di una parte minoritaria della politica locale, che non sembrano tener conto della possibilità di indennizzi e contributi per le misure di difesa come recinzioni, cani da guardiania ed altro ancora e i tre milioni di euro stanziati dalla Regione Toscana per la prevenzione delle predazioni».