ORBETELLO – La Soprintendenza Archeologia della Toscana, in collaborazione con il FAI Fondo Ambiente Italiano e il Comune di Orbetello, presenta il progetto Puntiamo i riflettori sul restauro e la musealizzazione dei mosaici e affreschi rinvenuti nella villa romana di Settefinestre, durante gli scavi effettuati alla fine degli anni ‘80 dal professor Andrea Carandini.
Il progetto di musealizzazione è dovuto ad un accordo tra Soprintendenza Archeologia della Toscana, Gruppo FAI Maremma e Comune di Orbetello, che metterà a disposizione lo spazio espositivo presso la Polveriera Guzman, per ripresentare, dopo trent’anni da una prima esposizione, i reperti provenienti dalla villa.
Attraverso l’uso dello strumento FAI – Puntiamo i riflettori si vuole mobilitare l’attenzione di cittadini ed istituzioni, cercando di attrarre contributi economici da parte di enti pubblici, imprese private e singoli, al fine di finanziare il recupero e rendere nuovamente fruibili alla comunità eccezionali esempi di arte ed archeologia in Maremma.
I mosaici e gli affreschi oggetto di Puntiamo i riflettori, provengono dalla Villa romana di Settefinestre indagata nell’ambito di un vasto progetto di ricognizione dell’Ager Cosanus. Tra la fine del II e il I secolo a.C. il territorio della colonia di Cosa è oggetto di profonde trasformazioni che causano la scomparsa delle piccole proprietà dei coloni e la decadenza della città romana a favore di un sistema di ville rustiche, basato sulla coltivazione intensiva e specializzata, sull’utilizzo degli schiavi e rivolto soprattutto all’esportazione di vino e olio. La villa di Settefinestre, posta su un colle situato nell’immediato entroterra di Cosa, rappresenta l’espressione più compiuta e meglio conosciuta, in quanto esaustivamente indagata, di questo modello produttivo, favorita dalla presenza di uno scalo commerciale marittimo, come quello di Cosa, e di una importante strada consolare quale la via Aurelia.
LA VILLA DI SETTEFINESTRE
La villa di Settefinestre localizzata nella frazione di Giardino, fra Capalbio e Orbetello, nella cosiddetta Valle d’Oro, è una villa di età tardo repubblicana, di proprietà della famiglia senatoriale dei Sestii. Costruita nel I secolo a.C. con una doppia funzione, residenziale e agricola, era disposta su vari terrazzamenti che risalivano dal muro turrito di recinzione fino alla cima della collina dove sorgeva il corpo centrale del complesso, fondato su un complesso sistema di criptoportici, aperti sulla valle con un prospetto architettonico fenestrato che ha dato probabilmente il nome alla località. Il corpo centrale o pars urbana, era articolato in due quartieri, lussuosamente decorati da mosaici pavimentali e affreschi, mentre nella pars rustica si trovavano gli impianti per la produzione dell’olio e soprattutto del vino, sul cui commercio si basavano prevalentemente i proventi dell’azienda.
In età traianea la villa subì una completa riconversione produttiva e alle originarie attività subentrarono l’allevamento degli schiavi e dei maiali e forse di pollame e selvaggina. Nonostante la riconversione, la villa non sopravvisse all’età degli Antonini. Il fondo confluì probabilmente nel latifondo imperiale, i campi furono progressivamente abbandonati e gli edifici spogliati di tutto ciò che potesse essere reimpiegato altrove.