di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons
GROSSETO – «Aprire il bando a tutti i farmacisti sarebbe costato troppo e avrebbe fatto venir meno un criterio basilare per la valutazione dell’azione amministrativa, ovvero l’economicità della selezione. Aprire a migliaia di candidati avrebbe comportato spese troppo elevate, di gran lunga superiori ai 30mila euro, oltre a enormi problemi logistici». Questa la spiegazione principale contenuta nella relazione di Alessandro Bocchi (a destra nella foto), presidente delle Farmacie Comunali Riunite. Un testo che punto per punto ha l’intento di rispondere alle polemiche nate sui criteri di selezione, per l’assunzione di cinque persone, sollevate dai consiglieri comunali di Ncd, Lista Lolini, Fratelli d’Italia, Buongoverno. Da quanto riportato nel bando che andrà in scadenza domani, infatti, possono partecipare solo coloro che hanno già lavorato, almeno un mese, nelle farmacie con gestione a maggioranza pubblica.
Un documento che non si limita solo a questo tipo di analisi, ma va oltre nelle risposte da dare all’opposizione, in quanto viene precisato che i criteri di selezione applicati non sono nuovi come la minoranza voleva far credere, ma ci sono esempi recenti, come accaduto a Siena e a Modena. Altro spunto di riflessione, inoltre, è quello degli Ecm (crediti di formazione continuata), invocati dall’opposizione e da inserire nel bando. Anche in questo caso però, viene precisato che tale criterio non è mai stato applicato in nessun concorso pubblico. C’è poi la questione relativa alla “discriminante” di orario, con le tre persone, delle cinque assunte da, dedicare prevalentemente all’orario notturno: «Si tratta di una scelta strategica – precisa Bocchi -, vogliamo che la clientela venga fidelizzata il più possibile e quindi abituata a vedere più o meno le stesse facce di giorno e di notte». Si tratterebbe quindi di una scelta discrezionale legittima, inerente al bando di assunzione di cinque persone.
Dal punto di vista politico, invece, il sindaco Emilio Bonifazi (al centro nella foto) precisa che: «Al mio insediamento, nel 2006, la società effettuava assunzioni a chiamata diretta, senza concorso. Così, dal 2008, al termine naturale del mandato dei precedenti amministratori, abbiamo avviato una stagione diversa, caratterizzata da una prima selezione pubblica nel 2008. Sono quindi convinto che fare un concorso pubblico sia la scelta più opportuna, che ridurrà il ricorso al tempo determinato garantendo ai nuovi assunti un contratto di lavoro a tempo indeterminato. All’amministrazione comunale in quanto socio di maggioranza, spetta il compito di dare degli indirizzi, come quello di procedere alle assunzioni solo tramite concorso pubblico: indicazioni che poi vengono recepite e messe in atto dagli organi gestionali della società secondo le modalità più idonee. Mi sembra strano che i consiglieri di minoranza più esperti non tengano in considerazione questo aspetto».
Alla fine della vicenda, forse il più rammaricato è Alfredo Discepoli (a sinistra nella foto) che ricopre il duplice ruolo di direttore delle Farmacie Comunali Riunite e presidente dell’ordine provinciale dei farmacisti. «E’ un cruccio grandissimo non poter aprire il bando a tutti i farmacisti, ma queste condizioni fanno sì che non ci siano i presupposti per allargare il contesto. In questi anni, in ogni caso, c’è da dire che abbiamo investito nei tirocini post laurea creando figure professionali di qualità».