MAIANO LAVACCHIO – Rendere omaggio ai giovani martiri di Maiano Lavacchio, che hanno rappresentato un esempio di resistenza nonviolenta al fascismo, e contribuire a mantenere viva la memoria dei tragici avvenimenti che portarono, il 22 marzo del 1944, all’uccisione di 11 giovani renitenti alla leva. Questi gli obiettivi che si è posto un comitato di amministratori pubblici e cittadini che si è costituito nei giorni scorsi, venerdì 5 giugno per la precisione, in occasione di una cena di sottoscrizione che si è tenuta a Maiano Lavacchio per raccogliere fondi da destinare al restauro del monumento celebrativo dedicato alle giovani vittime della strage, che si trova in località Andrei a Maiano Lavacchio. Amministratori pubblici e cittadini hanno dato così il via ad una campagna che proseguirà nelle prossime settimane con iniziative di sottoscrizione e raccolta fondi.
“Abbiamo dato vita a questo comitato – hanno spiegato i sindaci di Grosseto Emilio Bonifazi e di Magliano in Toscana Diego Cinelli – nell’ottica di contribuire all’impegno di una comunità che vuole mantenere viva la memoria di uno degli episodi più sanguinosi e terribili della Resistenza in Maremma”. L’uccisione degli undici giovani uccisi dai fascisti rappresenta infatti un evento tragico, ma anche un esempio di impegno nonviolento di cui vogliamo mantenere viva la memoria”.
Nei prossimi giorni verrà coinvolta la Soprintendenza e sulla base delle indicazioni date, verrà richiesto un preventivo di spesa per il restauro del monumento e la sistemazione della resede nella quale si trova.
Il 22 marzo 1944, dopo un processo sommario, a Maiano Lavacchio furono giustiziati dai fascisti Mario Becucci (classe 1906), Antonio Brancati (1920), Rino Ciattini (1924), Alfiero Grazi (1925), Silvano Guidoni (1924), Corrado Matteini (1920), Emanuele Matteini (1924), Alcide Mignarri (1924), Alvaro Minucci (1924), Alfonzo Passannanti (1922), Attilio Sforzi (1925). Quella di Maiano Lavacchio è una strage particolarmente sentita perché i ragazzi uccisi non erano partigiani combattenti, ma solo dei giovani che si erano dati alla macchia, rifiutando di unirsi all’esercito fascista della Repubblica Sociale Italiana. Questa vicenda rappresentò una sorta di spartiacque nella storia della Resistenza maremmana, perché suscitò una vasta indignazione popolare in tutta la Maremma.