GROSSETO – Pochi segnali di ripresa e un’economia che è ancora in affanno. A soffrire nonostante qualche rallentamento dell’emorragia provocata dalla crisi è il settore del commercio che secondo i dati raccolti dall’osservatorio di Confesercenti in provincia di Grosseto vede un saldo negativo tra le nuove imprese e quelle che hanno chiuso.
In Maremma le imprese registrate alla Camera di commercio sono 2.826, di cui 370 alimentari e 2.456 non alimentari. Rispetto ad aprile 2014 si registra una variazione di – 0,8% nel non alimentare, nessuna variazione nell’alimentare.
Nel primo trimestre 2015 le imprese iscritte risultano 31, di cui 7 alimentari e 24 non alimentari.
Per quanto riguarda le cessazioni: 66 le attività che hanno chiuso, di cui 10 alimentari e 56 non alimentari.
Per quanto riguarda il turismo: rispetto a marzo 2014 non si registrano variazioni, le strutture ricettive sono in totale 439 attività. Nel primo trimestre si ha un saldo tra aperture e chiusure pari a -1 (con 4 aperture e 5 chiusure).
La ristorazione presenta segnali incoraggianti rispetto a marzo 2014 con una variazione in positivo del 2,45%, pari ad un aumento di 30 unità per un totale di 1.252 attività. Nel primo trimestre 2015 si registra un saldo tra aperture e chiusure pari +1 unità (con 22 aperture e 21 cessazioni).
I bar mostrano una flessione in negativo del 0,39% pari ad una diminuzione di 3 unità per un totale di 773 attività. Nel primo trimestre si ha un saldo negativo tra aperture e chiusure pari a -2 (con 5 aperture e 7 chiusure).
La situazione in Toscana – Per quanto riguarda il Commercio, in Toscana, se si analizzano i dati suddivisi per Provincia, si registra una flessione media dello 0,9%, a fronte di una flessione nazionale pari allo 1,1%. Mentre per quanto riguarda i Comuni capoluogo di Provincia si ha una flessione dello 0,7%, a fronte di un dato nazionale dello 0,8%. Da questo si deduce che la Toscana presenta dati migliori, anche se lievemente, rispetto agli standard nazionali.
Tra gennaio ed aprile del 2015 hanno abbassato la serranda circa 4 attività al giorno, per un totale di 1128 negozi chiusi, di cui 165 alimentari e 1063 non alimentari. Le nuove aperture sono state invece 529 (di cui 91 alimentari e 438 non alimentari), per un saldo finale negativo di 699 imprese (di cui 74 alimentari e 625 non alimentari).
Quasi tutti i comparti mostrano difficoltà: non riescono a ripartire i negozi specializzati in carne (circa -2,8%), ortofrutta e giornali (circa – 2,5%). Importante, anche, la flessione del settore carburanti che si attesta intorno al 5%. Ancora in leggero calo il settore moda (-0,4% circa). In lieve crescita il settore auto (+ 1% circa). La crisi, invece, sembra quasi aver giovato al commercio ambulante (+4,5% circa) e al commercio online (oltre 7%), unici comparti che registrano una variazione positiva.
Che succede nel settore del turismo – Per quanto riguarda il Turismo, rispetto a marzo 2014, si registra un aumento delle imprese in tutti e tre i comparti di attività (strutture ricettive, ristoranti e bar). Un dato positivo, anche se più che di una vera crescita si tratta di un ripopolamento: occorre infatti considerare che il 2014 è stato un anno particolarmente critico per le imprese, segnato da una marcata diminuzione del numero di attività in quasi tutti i settori.
La ristorazione mette a segno la crescita maggiore (+515 pari ad un aumento del +3,69% a livello regionale sul marzo precedente). Numeri incoraggianti che vengono letti come un segnale di ripartenza, ma è anche effetto del ‘fenomeno food’, ormai dilagante, anche per via del risalto mediatico dato al settore dagli chef televisivi. Anche l’Expo ha impresso un’ulteriore accelerazione. Le difficoltà a rimanere sul mercato sono ancora tante: nel primo trimestre 2015 si ha un saldo negativo tra aperture e chiusure pari a 115 unità.
Le strutture ricettive presentano una crescita del 2,03%, con un aumento rispetto al marzo 2014 di 111 unità; ma anche in questo caso il primo trimestre 2015 presenta un saldo negativo di -33 unità.
I bar crescono meno rispetto a ristoranti e strutture ricettive; con un aumento, in confronto al marzo 2014, dello 0,74% pari a 78 unità. Ancora negativo il saldo del primo trimestre 2015 con la perdita di 113 attività.
Ristoranti e pubblici esercizi scontano, oltre alla deregolamentazione, l’aumento della pressione fiscale, che tra tasse locali, imposte sugli immobili e tariffe è stata particolarmente pesante per la categoria. Senza una riduzione dell’incidenza del fisco, sarà difficile trasformare questi primi segnali in una ripresa stabile.