FOLLONICA – Pantalone entra in scena procedendo lentamente, ingobbito e appoggiato a un bastone. La vecchia maschera veneziana incede borbottando uno “strano accento toscano”. Ha una figlia che si chiama (guarda caso) Leopolda, la quale prega il babbo di concederla in sposa a un capitano nanerottolo, ultima occasione per lei, ragazza miope e bruttarella, di trovare marito, anche se certamente più interessato alle cospicue sostanze paterne, che alla giovine pulzella.
La gag comica che stravolge ma nel contempo rimanda ai canoni della commedia dell’arte è la prima performance che Eugenio Allegri, il nuovo direttore artistico del Teatro Fonderia Leopolda, ha regalato agli studenti delle scuole medie e superiori gli scorsi 14 e 15 maggio alla sala Tirreno.
In comune l’avevano detto: “cominceremo con il farlo conoscere alle scuole, è da lì che vogliamo partire per far decollare il nuovo teatro cittadino”.
L’esperimento è riuscito alla grande. Sì, perché Pantalone dopo pochi minuti si è tolto la maschera ed Eugenio Allegri ha cominciato la sua lezione spettacolo, raccontando quanto la vita e il teatro siano andati di pari passo con l’evoluzione della razza umana.
Dagli uomini primitivi che indossavano le teste degli animali uccisi per imitarne il verso e le movenze, così da far conoscere ai figli l’arte della caccia, fino alla divulgazione delle sacre scitture che, tradotte dal sanscrito in latino, per essere comprese dal “volgo” dovevano essere gioco forza rappresentate in forma teatrale (così nascono le “stazioni” della Via Crucis per esempio).
Allegri, intercalando momenti di seria narrazione storica a momenti di commedia dell’arte, anche interagendo con gli studenti (a cui ha fatto indossare le tipiche e contrapposte maschere di Zanni, del Capitano e della Strega), ha incantato la platea raccontando di Arlecchino che inventa un grammelot tra il bergamasco e altre lingue per andare a recitare in Francia, pur senza conoscere il francese. La lezione poi è volata sulle vette poetiche di Cyrano de Bergerac, tanto del personaggio della commedia di Rostand, quanto del drammaturgo realmente esistito e morto giovanissimo a poco più di trent’anni.
Poi Shakespeare, con la famosa “scena del balcone” anche questa fatta interpretare agli studenti, per concludere con un omaggio al nobel Dario Fo, orgoglio del teatro italiano.
Due giorni entusiasmanti, sia per i ragazzi, sia per i docenti, che hanno saputo apprezzare questo primo assaggio di teatro. Un primo passo è stato compiuto, a ottobre si ricomincia.