GROSSETO – Anche il secondo appuntamento stagionale di “A scuola con il Campione Paralimpico”, al polo liceale Aldi di Grosseto, è un successo di partecipazione. Stavolta, in un’aula magna piena di studenti, i protagonisti sono due atleti della Nazionale italiana: Arjola Dedaj, vincitrice di tre medaglie agli ultimi Europei paralimpici (argento sui 200 metri e nel salto in lungo, bronzo sui 100 metri dei non vedenti T11) e Emanuele Di Marino, che gareggia nella categoria T44, sprinter emergente della squadra azzurra.
Una coppia sul campo e nella vita, perché la loro storia d’amore è iniziata proprio alla rassegna tricolore di Grosseto due anni fa. In platea oltre 200 ragazzi, provenienti anche dall’istituto tecnico agrario Leopoldo II di Lorena, dal liceo Rosmini, dall’istituto Manetti e dal polo Bianciardi, con Anna Rita Borelli, preside del polo liceale Aldi, a fare gli onori di casa. L’iniziativa, promossa dalla Fispes in collaborazione con l’Atletica Grosseto Banca della Maremma, va avanti quando mancano due settimane agli Italian Open Championships 2015, meeting internazionale di atletica paralimpica e tappa italiana del circuito IPC Athletics Grand Prix, valido come Campionati Paralimpici Assoluti, in programma allo stadio Zecchini di Grosseto dal 12 al 14 giugno.
«Il messaggio va soprattutto ai ragazzi con disabilità – queste le parole di Arjola Dedaj – perché possano avvicinarsi allo sport per praticarlo e trovare quello che può piacere di più a loro. Ho iniziato col baseball, poi la danza sportiva per arrivare all’atletica, una disciplina che mi fa esplorare una libertà unica. Il segreto per vincere sta tutto nella determinazione: se ci prefissiamo degli obiettivi, dobbiamo inseguirli con costanza e la passione nel cuore che è fondamentale». Poi spiega ai ragazzi il suo modo di essere atleta. «Nella mia categoria dei non vedenti, è importante sapersi gestire nello spazio, essere autonomi e credere in quello che ti circonda. Tutti dipendiamo un po’ da qualcuno, la vita alla fine è stringersi mano nella mano e aiutarsi a vicenda». La 33enne di origine albanese, ma italiana a tutti gli effetti, prosegue: «L’atleta guida nelle gare deve essere prima di tutto un atleta. Correre insieme vuol dire essere molto sincronizzati, partire con il piede interno in avanti e coordinare le braccia, altrimenti questo incide sulla velocità. L’atleta non vedente deve imparare da solo ad ascoltare il proprio corpo mentre si muove, senza aver paura della velocità. Nel lungo, che è la mia gara preferita, è invece importante il silenzio per riuscire a sentire la voce della guida che ti chiama e ti dà la direzione».
«Sarebbe bello ritrovarvi come spettatori a tifarci durante il Grand Prix – è l’invito del 26enne Emanuele Di Marino – e spero che questa giornata possa servire per espandere il movimento paralimpico soprattutto all’interno delle scuole, dove lo sport può aiutare i disabili nella vita di tutti i giorni». Il velocista salernitano, nato con la malformazione del piede torto, racconta la sua esperienza: «Ho scelto l’atletica spinto dai miei genitori che la praticavano. Mi piace confrontarmi con gli altri, mettermi costantemente alla prova e allenarmi. I primi dieci anni ho dovuto imparare la coordinazione dei passi, ora da un paio di anni mi sono dedicato ai 100 e 200 metri, ma credo che nel futuro mi specializzerò sui 400 metri. Agli Europei di Swansea, alla prima gara con la maglia azzurra, ero una valanga di emozioni e adrenalina con tanta voglia di far bene e gareggiare. Mi è servito come esperienza. Grosseto è una città molto accogliente, ci si sente a casa. Il prossimo anno, con gli Europei, il pubblico potrà fare la sua parte e io mi preparerò duramente per esserci». Attualmente entrambi gli atleti vivono e si allenano a Milano.
Per Francesco Carboni, referente area tecnica Fispes: «Grosseto è ormai un punto di riferimento per l’atletica leggera, non solo italiana ma anche mondiale. Una città con tradizione importante, e che ha una grande offerta sportiva». Anna Rita Borelli, preside del polo liceale Aldi, dichiara soddisfatta: «Siamo orgogliosi di ospitare questa iniziativa per il secondo anno. Il movimento paralimpico è sempre più conosciuto, grazie a storie che servono da esempio per tutti noi come dovrebbe essere nello sport, regolato da impegno, correttezza e rispetto per gli avversari».