SCARLINO – «Le dichiarazioni rilasciate da Valentina Culicchi a mezzo stampa ci hanno lasciati sorpresi ed increduli. Una discussione finalizzata alla comprensione delle esigenze e delle necessità dei lavoratori di un’intera area si è concretizzata con un comunicato che, nostro malgrado, ci ha visti quasi come dei protagonisti assoluti, rafforzando la convinzione che da anni ormai il tema inceneritore di Scarlino costituisca un grande cavallo di battaglia per le campagne elettorali». A parlare sono Luca Gabrielli (FILCTEM-CGIL) e Loredana Spinetti (FEMCA-CISL) Rsu di Scarlino Energia.
«L’utilizzo strumentale di termini quali Diossine, Furani, Inquinanti tossici, cancerogeni e/o mutogeni non fa altro che alimentare quell’allarmismo ingiustificato in seno alla popolazione di un territorio sempre più povero in termini occupazionali e contro il quale tutti noi lavoratori combattiamo ogni singolo giorno cercando di spiegare che nessuno di noi sarebbe mai disposto a sacrificare la propria salute e quella dei propri cari per un posto di lavoro – proseguono le Rsu sindacali -. Ci ha stupiti come l’utilizzo di toni tanto drastici non sia stato tenuto durante lo svolgersi dell’incontro in questione».
«La sentenza del Consiglio di Stato che ha causato la fermata della nostra attività lavorativa non entra in merito a certe argomenti e riteniamo veramente superficiale il fatto che venga utilizzata al fine di estrapolare dati e numeri su cui costruire ipotesi puntualmente smentite da organi preposti al controllo quali ASL ed ARPAT. In 20 anni di guerra contro questo impianto niente è stato creato e nessuna base è stata concretamente gettata per far sì che le cose potessero cambiare davvero. Queste ultime considerazioni – puntualizzano Gabrielli e Spinetti – non sono rivolte soltanto a Valentina Culicchi ma a tutta una classe politica che da troppi anni risulta essere presente esclusivamente in sedi di campagne elettorali o per riempire paginate di giornali con espressioni di solidarietà e vicinanza nei confronti di quelle 100 persone (tra dipendenti diretti ed indotto) che dalla fine di gennaio si son ritrovate improvvisamente senza la sicurezza di un posto di lavoro e in attesa delle ennesime decisioni esterne riguardanti il proprio futuro».