SCANSANO – Il Museo Archeologico della Vite e del Vino di Scansano, da pochi giorni arricchito e rinnovato, nell’ambito delle iniziative regionali di Amico Museo 2015 ospita sabato 23 maggio alle 17 la presentazione del vigneto sperimentale etrusco, del video sulla storia del Morellino di Scansano e del progetto regionale Farfalla sull’archeotipicità dei prodotti. Il vigneto sperimentale etrusco è il frutto di un lavoro di ricerca sulla vitivinicoltura antica avviato dall’Università di Siena oltre dieci anni fa, con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e del Comune di Scansano. Momento fondamentale di sintesi sulle conoscenze e sulle prospettive di ricerca fu il convegno internazionale Archeologia della vite e del vino in Etruria, che si svolse a Scansano nel 2005, i cui preziosi contributi sono raccolti negli atti recentemente ripubblicati con integrazioni e aggiornamenti.
Oggi, con il coordinamento del Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano e il contributo di diverse istituzioni, professionisti e cittadini si realizza la sperimentazione dei dati acquisiti nella ricerca sulle viti silvestri condotta da archeologi, botanici, genetisti e agronomi tra Etruria e Lazio. Nel vigneto vicino all’area archeologica di Ghiaccio Forte (Scansano) sono coltivate, secondo i sistemi usati da Etruschi e Romani, viti clonate da esemplari sopravvissuti nella macchia vicino agli insediamenti antichi nell’habitat straordinariamente conservato della valle dell’Albegna. Si tratta di quegli esemplari che attraverso l’analisi genetica hanno mostrato similarità con alcuni vitigni tipici toscani, segno evidente di una domesticazione condotta dagli antichi coltivatori.
Il vigneto aspira a ripercorrere le pratiche dei coltivatori antichi: da quelle degli Etruschi che già nel VI secolo a.C. nella valle dell’Albegna producevano vino largamente esportato verso le coste mediterranee della Francia, ai metodi dei Romani, che ancora nel I secolo a.C. seguendo le stesse rotte imbarcavano nelle anfore prodotte ad Albinia il vino dell’Albegna. Un video dedicato, destinato a essere proiettato nel Museo, descrive la ricerca archeologica sulla vitinicoltura antica nella valle dell’Albegna e l’attuale tradizione vinicola del territorio del Morellino. Nell’ambito della ricerca, della promozione e della tutela di numerosi prodotti alimentari – dal vino all’olio, al formaggio – che la terra di Toscana da secoli fornisce si sviluppa il progetto regionale Farfalla sull’archeotipicità, che è presentato nell’occasione.
La manifestazione è idealmente associata a un analogo evento che si svolge in Sardegna. Il 24 maggio ad Ardauli, nella terra del Barigadu, dove l’Associazione Paleoworking Sardegna presenta il settimo meeting internazionale di archeologia sperimentale. Se a Scansano si sperimenta la ricostruzione di un ambiente rurale etrusco in Sardegna sono “sos lacos de catzigare” (i palmenti in pietra per la spremitura dell’uva, presenti anche in ambiente mediotirrenico) al centro dell’attenzione di ricercatori e studiosi. Da una parte le forme della coltivazione della vite dall’altra le antiche metodologie di produzione del vino in Sardegna rappresentano le fasi ideali di una filiera produttiva frutto di scambi culturali e percorsi transmarini tra le diverse comunità che si affacciavano in antico sulle sponde del Mediterraneo. La presentazione che avrà luogo nel Museo di Scansano, a ingresso gratuito, sarà seguita da una degustazione di vino e prodotti locali con Scuola Europea Sommelier.