GROSSETO – Domani, sabato 9 maggio alle ore 17, all’ex cinema di Ribolla, all’interno del calendario delle celebrazioni comunali della tragedia mineraria del 1954, inaugurazione della mostra fotografica “Luciano Bianciardi, i luoghi, il tempo”, curata da Massimiliano Tursi e dalla Fondazione Luciano Bianciardi. A seguire, presentazione della nuova edizione di “Vita agra di un anarchico”: interverrà l’autore, Pino Corrias.
La mostra è un omaggio fotografico intrapreso per seguire le tracce di un uomo, di uno scrittore importante, dimenticato, riscoperto e ora particolarmente attuale, attraverso i luoghi legati alla sua vita e alle sue opere caratterizzate spesso dalla forte componente autobiografica. Un itinerario guidato e ispirato proprio dai testi dello scrittore, che, con uno sguardo particolarmente arguto e impietoso, ha raccontato i profondi cambiamenti avvenuti nel dopoguerra nella società italiana.
Un confronto tra passato e presente nel quale le suggestioni nascono dalla sinergia tra luogo della memoria, fotografia e testo. Ecco che seguendo le parole scritte da Bianciardi si parte dalla Maremma e dalla natia Grosseto, nella quale inizia il lavoro di intellettuale di provincia. Si prosegue con i paesi di minatori come Ribolla, piccolo villaggio dove morirono 43 minatori nel dopoguerra, prima di approdare a Milano, nel quartiere di Brera, per lavorare brevemente come redattore della nascitura casa editrice Feltrinelli.
Nel perimetro di Brera è possibile cogliere suggestioni di luoghi oramai letterari, come l’ex sferisterio di via Palermo dove si giocava la pelota basca, il Bar Jamaica con le tenaci piastrelle bianche, ma anche la periferica via Domenichino con i palazzoni frutto del miracolo economico degli anni cinquanta e sessanta. Ma il viaggio non s’interrompe nell’operosa Milano e prosegue nella confinata Rapallo in attesa di un simbolico segnale che ridia vita alla rivolta. Il progetto fotografico è composto da fotografie analogiche in bianco e nero, stampate su carta baritata con tecnica fine art di 30×40 cm e supportate da didascalie estrapolate dai testi di Luciano Bianciardi.