a cura di Giulia Carri
EINDHOVEN – Gabriele Papini 28 anni di Ribolla, dal 2013 vive a Eindhoven nel sud dell’Olanda, dove lavora come ricercatore bio medico per una multinazionale.
Come mai hai scelto L’Olanda?
“Per caso. Una notte dell’estate 2013 mi sono messo a cercare un internship in un paese europeo perché volevo fare la tesi all’estero. Navigando in rete ho trovato uno stage come ricercatore bio medico alla Philips Research in Olanda ed ho deciso di provare a mandare il mio CV. Inaspettatamente mi hanno chiamato e dopo vari colloqui mi hanno scelto, quindi sono partito.”
Dopo lo stage hai deciso di rimanere?
“Sì, perché sono stato assunto. Inizialmente l’azienda ha rinnovato il mio internship, che terminava a Giugno 2014, per altri sei mesi; poi è partito un nuovo progetto per cui mi hanno proposto l’assunzione a tempo indeterminato, che ovviamente ho accettato.”
Sei riuscito a finire la tesi per cui sei partito?
“Non ancora, le cose cambiano quando inizi a lavorare, ma presto sarà conclusa.”
E’ la prima volta che vivi all’estero?
“In maniera stabile e con un lavoro a tempo pieno sì.”
Nello specifico di cosa ti occupi?
“Sono nel reparto che si occupa di healthcare. Creiamo soluzioni, software o device, per migliorare la salute di soggetti sani e pazienti. Personalmente mi occupo degli algoritmi all’interno degli apparecchi relativi al fitness. La tecnologia per healthcare è un settore per il quale l’interesse e la richiesta sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni e oggi, come azienda, esportiamo la nostra conoscenza e i risultati della nostra ricerca in tutto il mondo.”
Il lavoro che fai soddisfa le aspettative che avevi?
“Per un ingegnere nel mio campo fare ricerca è uno dei grandi sogni, e questo si avvicina molto a quello che avrei voluto fare ‘da grande’. La ricerca è un campo affascinante che presenta sempre nuove sfide ma dove ogni giorno si scoprono e imparano cose nuove. Per me è questa la parte più bella e dinamica del mio lavoro.”
Come ti trovi?
“Bene, non posso lamentarmi. A parte il lavoro che mi piace molto, Eindhoven è una città internazionale. In questa zona dell’Olanda ci sono tante aziende multinazionali, prima tra tutte la Philips. Questo fa sì che una grande fetta della popolazione locale venga da altri paesi, rendendo Eindhoven un luogo multiculturale e ricco di diversità.”
Sei riuscito ad integrarti come desideravi?
“Mi sento sempre uno straniero e non so se questo cambierà mai! Gli olandesi sono gentili ed educati con chiunque, cosa che apprezzo molto e che da subito mi ha fatto sentire a mio agio. Ho da poco cominciato a studiare anche la loro difficilissima lingua, che all’inizio sembra impossibile ma sono sicuro riuscirò ad impararla, prima o poi…”
Parlando di Maremma, riesci a tornare spesso? Ti manca?
“Purtroppo negli ultimi tempi riesco a tornare poco a causa di impegni lavorativi. Mi manca tutto quello che la Maremma ha di bello e le piccole abitudini familiari, come il pranzo della Domenica o le fughe al mare. E’ un luogo che mi porto sempre nel cuore, è la mia terra di origine e questo sarà per sempre.”
In un futuro vorresti tornare in Italia?
“Mi piacerebbe poter fare questo lavoro nel mio paese, ma è difficile trovare la stessa tipologia di ruolo alle stesse condizioni. Si sa che la situazione della ricerca in Italia, in qualunque settore, non è rosea e offre poche garanzie. Non è solo un problema economico, ma di sistema. Qua mi sto abituando ad un sistema meritocratico e orizzontale che lavora per produrre risultati. Non c’è una gerarchia autoritaria in azienda, con il mio capo lavoriamo in team, utilizzando al meglio, insieme, la nostra preparazione. Ciò mi permette di crescere continuamente e mi stimola a dare del mio meglio. In Italia questo sistema credo che manchi e sono dubbioso su un futuro ritorno. Vedremo.”