GROSSETO – “Nel centro sociale lo spazio per le donne”, così recitava il manifesto appeso ai cancelli del Garibaldi nel novembre del 1978, quando un folto gruppo di donne di collettivi e partiti grossetani occupò l’orfanotrofio, da anni inutilizzato. Dopo alcuni anni, finalmente restaurato, lo stabile accolse effettivamente il Centro Donna ed altre associazioni e servizi pubblici, fino all’ingiunzione di allontanamento per inagibilità dei locali.
«Da alcuni anni, ormai, l’ex-Garibaldi torna sulla stampa solo per episodi legati al suo degrado, al suo abbandono – affermano Franca Gazzarri presidente del Centro Donna e Mariella Folchi. Presidente Raccontincontri -. Visto che di nuovo si sono accesi i riflettori su questo contenitore storico della città, torniamo a fare la nostra proposta: stavolta il nostro “manifesto” è “Una Casa delle Donne all’interno di una Casa delle Culture”».
«Riteniamo che riprogettare la funzione e l’uso di questo stabile sarebbe un’ottima occasione per la città di ripensare la risposta che, finora, è stata data alle esigenze allocative del vasto panorama di associazioni che rende vitale e feconda la vita pubblica di Grosseto – prosegue la nota -. Pensiamo che la Casa delle Donne, oltre alle associazioni di donne, potrebbe accogliere servizi come il Centro antiviolenza, l’Archivio storico delle donne di Grosseto, il Centro Documentazione Donne, la Libreria, uno sportello informativo sui servizi di pubblico interesse, anche per donne migranti… Forse una parte dei locali potrebbe essere utilizzata per dare una risposta concreta a chi è senza fissa dimora, prevedendo anche il dormitorio per le donne, attualmente assente in città».
«Una gestione partecipata e responsabile di questi spazi porterebbe ad una economicità e valorizzazione dei locali messi a disposizione dagli Enti Locali; non più la stanza assegnata in esclusiva alle associazioni, indipendentemente dalle reali esigenze di uso, ma l’ottimizzazione degli spazi e dei servizi di base. Perché – conclude la nota -l’Amministrazione comunale non appronta un Tavolo di lavoro, aperto alle realtà associative, per progettare insieme la nuova vita del Garibaldi?»