di Daniele Reali
GROSSETO – «Le decisioni sulle regionali non sono altro che un accordo di potere tra Renzi e Rossi». Dai civatiani della provincia di Grosseto arrivano dure critiche contro il Partito democratico sulla gestione delle tappe di avvicinamento alle elezioni regionali.
«C’è stata una chiara volontà politica di non fare le primarie» spiega Andrea Santini che dalla sala della federazione in via Svizzera insieme ad Ambra Cortesi ha presentato tutto il percorso legale affrontato da gennaio dalla componente di partito che aveva sostenuto la candidatura di Luciano Modica.
In questi giorni è arrivata la risposta dalla commissione di garanzia nazionale in merito al ricorso presentato dai civatiani il 20 gennaio scorso. «Ci hanno detto che la decisione presa dal Pd regionale è legittima, ma noi non ne siamo convinti».
Quello che contestano i sostenitori di Modica è legato alle firme necessarie per accedere alle primarie: per il Pd toscano le firme dovevano basarsi sugli iscritti del 2013, mentre, come dicono i civatiani, lo statuto indicherebbe quelle del 2014. Un fatto non tecnico, ma sostanziale perché il numero degli iscritti tra il 2013 e il 2014 si è nettamente ridotto e quindi per accedere alle primarie sarebbero occorse molte meno firme.
Insomma non proprio una questione di lana caprina, ma di regole e disciplina di partito, tanto che a livello regionale i “civatiani” stanno valutando di rivolgersi alla magistratura. «Secondo noi – dice Santini – e anche secondo alcuni costituzionalisti è stato leso un diritto e quindi stiamo riflettendo se chiamare in causa o meno la magistratura».
Di fatto si potrebbe arrivare ad una denuncia che aprirebbe un solco forse non più colmabile tra la componente toscana più vicina a Pippo Civati e il resto del Pd. Tra l’altro tutto questo alla vigilia delle elezioni regionali, una scossa che potrebbe agitare il partito più di quanto non lo facciano le campagne elettorali degli avversari visto che Enrico Rossi rimane a tutt’oggi il candidato favorito.