MAIANO LAVACCHIO – «Celebriamo oggi il 71° anniversario dell’eccidio di Maiano Lavacchio, ricorrenza che ogni anno ci porta in questo luogo per non dimenticare». Così il sindaco di Grosseto ha iniziato il suo discorso per ricordare l’eccidio di Maiano Lavacchio (per ulteriori informazioni: Martiri d’Istia: a 71 anni dall’eccidio l’Anpi ricorda gli 11 ragazzi di Maiano Lavacchio), nel comune di Magliano in Toscana. «Ma non solo per questo, visto che il nostro dovere è soprattutto quello di fare della memoria il punto di riferimento per non commettere i troppi errori che hanno funestato la storia del XX secolo e per pensare al futuro con una visione più lucida. E lo dobbiamo fare soprattutto guardando negli occhi i bambini e i ragazzi, anche oggi giustamente presenti qui con noi, per dirgli: “non sottovalutate quello che c’è sui libri di storia o quello che vi raccontano o vi hanno raccontato i vostri nonni”. Certe cose sono accadute e nulla vieta che possano accadere nuovamente. Dipende solo da noi tutti, a partire proprio dalla capacità di ricordare e di non disperdere quell’esperienza sulla quale è stata ricostruita l’Italia con una bella e ancora moderna Costituzione repubblicana e democratica».
«Perché quei ragazzi che ricordiamo oggi hanno difeso il diritto alla libertà e alla pace rifiutando di arruolarsi al seguito dei regimi nazista e fascista – prosegue il primo cittadino del capoluogo della Maremma -. Molti altri in tante parti diverse d’Italia si sono sacrificati per difendere la dignità calpestata da chi credeva solo nella sopraffazione degli uomini su altri uomini. Quei ragazzi delle nostre terre, i “Martiri di Istia”, sono morti traditi e uccisi nel più vile dei modi; in tanti contro pochi. Un gesto a cui ha saputo rispondere solamente il coraggio e l’orgoglio di Don Mugnaini nel pretendere per loro almeno una sepoltura degna. Negli anni trascorsi e tutt’ora dobbiamo apprezzare l’impegno dell’Isgrec che ha sempre mantenuto viva la memoria e la riflessione su quelle pagine di storia con inziative e studi. Ecco perché vogliamo ricordare tutti quei ragazzi ancora oggi. Quest’anno, grazie all’impegno del nostro Consiglio comunale, stiamo anche dando inizio ad un percorso che porterà molti studenti a visitare altri luoghi di una memoria drammatica, dalle Fosse Ardeatine, passando per i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, fino alle foibe istriane. L’iniziativa si chiama “Testimoni del nostro tempo” e vedrà molti giovani messi nelle condizioni di poter approfondire la conoscenza di eventi e situazioni che hanno determinato anche il nostro presente».
«Lo so che certi eventi possono sembrare lontani ed estranei a chi non li ha vissuti o non li sente più storicamente vicini – afferma Bonifazi -. Non a caso è stata la generazione più prossima a quei fatti che ha dato vita alla nostra moderna democrazia con la Costituzione, di cui invito sempre a rileggere almeno i principi fondamentali contenuti nei suoi primi 12 articoli. Sulla spinta di quei tragici anni molti italiani hanno saputo ricostruire un’identità e, soprattutto, un futuro. Anche voi giovani dovete però stare attenti ai richiami facili, a chi tende a semplificare ciò che semplice non è. In tutta Europa una crisi economica e sociale di proporzioni impressionanti sta mettendoci a dura prova. Ed è proprio in queste situazioni, come proprio la storia e la memoria ci aiutano a scorgere nel passato, che si innestano fenomeni di deresponsabilizzazione che possono portare a conseguenze molto pericolose. Proprio quando le persone sono più in difficoltà, diventano più fragili e propense a trasformarsi in vittime di messaggi distorti».
«La democrazia e la libertà sono una conquista e non sono affatto scontate – ha continuato il sindaco -; si tratta di concetti complessi che si basano innanzitutto sul principio della responsabilità che ogni membro della comunità ha rispetto a se stesso e al prossimo. Quando le cose vanno male nessuno può chiamarsi fuori perché proprio lo scoraggiamento, l’indifferenza e le scorciatoie, sono stati l’arma migliore per chi nel passato ha costruito le basi di vere e proprie tragedie collettive. Quello che tutto questo porta o ha portato lo si può facilmente intuire leggendo le parole semplici quanto drammatiche lasciate dai Fratelli Matteini sulla lavagna che mi onoro di ospitare nel mio ufficio e che faccio vedere a tanti bambini che vengono in visita in Comune».
Oggi più che mai si deve essere in grado di distinguere, perché le sfide che ci attendono come Paese sono tali e tante che sottovalutarle potrebbe risultare fatale. In questo ambito le categorie di nuovo e vecchio sono insufficienti per comprendere la realtà. Con lucidità si deve favorire un grande rinnovamento del nostro Paese, delle nostre classi dirigenti ma sempre con un occhio alla storia. I tempi e le generazioni cambiano ma certi errori tendono purtroppo a ripetersi. E ancora una volta voglio ricordare in questo mio intervento i nomi di quegli undici ragazzi per i quali siamo qui oggi, a 71 anni di distanza. Non erano nati eroi e certo non volevano essere degli eroi; erano dei ragazzi il cui sacrificio è servito però a tutti noi. Non dimentichiamo loro come tutte le altre vittime della follia umana – conclude Bonifazi -. E’ la cura migliore per tenerla a bada: Mario Becucci, Antonio Brancati, Rino Ciattini, Alfiero Grazi, Alcide Mignarri, Corrado ed Emanuele Matteini, Attilio Sforzi, Alfonso Passannanti, Silvano Guidoni e Alvaro Minucci. Grazie a loro».