di Daniele Reali — Tweet to @Daniele_Reali
GROSSETO – Alla corsa per le prossime elezioni regionali Giovanni Lamioni, imprenditore e presidente della Camera di Commercio di Grosseto, non ci sarà.
La notizia non è ancora stata confermata, ma secondo i rumors provenienti dagli ambienti vicini al presidente Lamioni, «non ci sono più le condizioni per una sua candidatura».
Lamioni, tirato in ballo più volte sulla stampa, in questi mesi di avvicinamento alla tappa elettorale della Toscana non ha mai confermato e smentito la sua possibile discesa in campo, ma oggi arrivano da fonti regionali attendibili, particolari che ci raccontano la verità sulla corsa toscana.
Qualche giorno fa, rispondendo al candidato della Lega Nord Claudio Borghi, Lamioni aveva messo in evidenza come fosse lusingato dalle attenzioni ricevute dalla politica nazionale. Attenzioni e lusinghe che, si viene a sapere, «sono iniziate nel novembre scorso».
A contattare Lamioni infatti sarebbero stati in primis i vertici nazionali di Udc e di Ncd, poi di Forza Italia. Attenzioni e lusinghe soprattutto per il fatto che Lamioni fosse da una parte nuovo alla politica e dall’altra perché la sua esperienza si riferiva sopratutto al “mondo del fare”, delle imprese e dell’economia attiva. Insomma Lamioni piaceva alla politica proprio perché non era un politico e soprattutto perché proprio lui, presidente delle categorie economiche della provincia di Grosseto, con un impegno importante anche in Unioncamere a livello nazionale, avrebbe puntato proprio sulla sua proposta civica.
Di fatto Lamioni, cercato dal centrodestra, aveva posto ai partiti e alla coalizione alcune condizioni: “do la mia disponibilità”, avrebbe detto Lamioni – raccontano alcuni suoi collaboratori che hanno vissuto quelle fasi – “solo ad alcune condizioni”.
Ma quali erano le condizioni che avrebbero poi convinto Lamioni ad accettare le proposte venute dal centrodestra? Prima di tutto che la sua fosse considerata una candidatura civica visto che lui non ha nessuna tessera in tasca né storie di militanza; che in coalizione insieme ai partiti ci fosse anche la sua lista civica, diciamo del presidente; che la campagna elettorale fosse gestita da lui in totale autonomia.
Il punto di svolta però c’è stato dopo l’elezione del presidente della Repubblica. La scelta di Mattarella ha profondamente diviso il centrodestra e la presa di posizione fortemente radicale della Lega Nord ha poi creato ripercussioni anche sulle alleanze che erano nate nelle varie regioni.
Uno scossone che ha subito messo in discussione anche quelle che erano le condizioni poste da Lamioni, che di fatto non aveva mai del tutto accettato la candidatura proprio per l’impasse che si era creato nello schieramento del centrodestra. Tra l’altro Lamioni, considerato un moderato, difficilmente avrebbe potuto cavalcare i temi più cari alla Lega, diventata molto forte e autorevole nel rapporto con Berlusconi.
Adesso, a poco più di due mesi dalle elezioni, con diversi candidati governatori già in campo, queste prime rivelazioni danno la conferma di come non siano stati tanto i partiti a congelare Lamioni, ma come sia stato l’imprenditore maremmano a “gelare” la politica e a rinunciare ad un progetto che non lo convinceva, che non era nelle sue corde, e che forse potrebbe trovare più avanti. Magari l’anno prossimo.