GROSSETO – È polemica dopo la scelta di accorpare la Camera di commercio di Grosseto con quella di Livorno. Una scelta fortemente criticata da Confindustria e Cna che hanno anche disertato l’ultima riunione per la votazione. Tra le critiche mosse, la fretta con cui si è deciso di fare la fusione, visto che nel resto d’Italia si è preferito di attendere, ma anche la scelta di avvicinarsi a Livorno, senza tenere conto che, in una logica di area vasta, Grosseto è ormai fortemente legata a Siena e Arezzo.
«La delibera che avvia il processo di accorpamento tra le Camere di Commercio di Livorno e di Grosseto a questo punto è un atto compiuto – afferma la delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana sud -. Atto, la votazione in Consiglio, al quale il rappresentante di Confindustria Grosseto, qualora non fosse stato impegnato in altri impegni istituzionali, sulla base della delibera del comitato di presidenza di Confindustria Toscana Sud, non avrebbe partecipato al Consiglio, dopo aver in più occasioni espresso perplessità circa la validità della soluzione proposta».
«La Confindustria di Grosseto infatti, pur rispettando le scelte della maggioranza dei componenti il Consiglio camerale e lo sforzo e la validità dell’iter adottato dagli organi e dal presidente Lamioni, attraverso cui si è addivenuti alla proposta di accorpamento votata ieri, ha più volte rappresentato, soprattutto nell’ultimo periodo a causa del protrarsi dell’iter legislativo, la convinzione che tale scelta fosse prematura se non inopportuna – si legge nella nota di Confindustria -, soprattutto nei suoi tempi, rispetto alla riforma del sistema camerale ancora in via di definizione e con ampi spazi di discussione in corso in parlamento».
«Ma tant’è. Le regole imposte dall’Unioncamere che avrebbero determinato la perdita delle risorse provenienti dal fondo perequativo, evidentemente non ha permesso alla nostra Camera di Commercio, come pure a quella di Livorno, entrambe in forte rigidità di bilancio, di fare altrimenti – continua l’associazione degli industriali -. Perplessità che riguardano come detto la mancata chiarezza normativa nell’ambito della quale gli accorpamenti previsti (non più di 60 camere di Commercio in Italia) debbano attuarsi. Ad esempio il numero di imprese minimo che le nuove camere dovrebbero rappresentare, ovvero la coerenza di tali accorpamenti rispetto alla programmazione regionale».
«Ma non solo, quello che più ci preoccupa sono gli effetti di questa scelta sulle imprese del nostro territorio – prosegue Confindustria -. Ci domandiamo come il nuovo ente riuscirà a favorire ed intercettare le politiche e le risorse per lo sviluppo delle imprese che, soprattutto con l’avvio dei nuovi fondi strutturali, la Regione sta promuovendo e che non hanno più le province quali interlocutori, ma probabilmente le aree vaste che, nel nostro caso vede Grosseto inserita nell’area vasta Toscana Sud insieme ad Arezzo e Siena. Come si porrà il nuovo Ente rispetto a tale prospettiva?, oggi non lo sappiamo, ma certo pur nelle strette maglie delle regole camerali forse sarebbe stato più opportuno aspettare un quadro normativo ed un disegno condiviso anche con le altre Camere regionali. Non a caso tale prudenza è stata adottata da tutte le altre camere della Toscana, delle quali, oltre Livorno e Grosseto, nessuna, seppur in rigidità di bilancio, ha ritenuto opportuno avviare processi di accorpamento».
«Di sicuro prendere l’iniziativa per primi ha i suoi vantaggi, ma a volte la prudenza è d’obbligo. Adesso non resta che attendere gli eventi, da una parte l’avvio del processo di accorpamento tra Grosseto e Livorno con la nomina del commissario ad acta, dall’altro l’emanazione della normativa nazionale che chiarirà i confini di questa riforma, anche per capire se la delibera adottata dai Consigli Camerali di Grosseto e Livorno rispetterà o no questi confini. Nel frattempo la nostra Confindustria continuerà a promuovere ogni possibile iniziativa, rispetto alla situazione che si è generata, tesa a tutelare gli interessi delle imprese del nostro territorio, affinché, il processo di riordino delle Camere di commercio fortemente voluto anche da Confindustria non diventi, invece che una opportunità – concludono – un nuovo ostacolo per le nostre imprese».
«La Direzione provinciale della CNA, nella riunione di giovedì scorso, ha preso di nuovo in esame lo stato di avanzamento della legge di riforma del sistema camerale in discussione al Senato, le indicazioni fornite da Unioncamere a sostegno del proprio progetto di autoriforma e l’ipotesi di accorpamento all’esame della Camera di Commercio di Grosseto». Fa eco Renzo Alessandri, direttore provinciale Cna.
«La direzione della CNA, in primo luogo, ha preso atto di un quadro di riferimento normativo ancora indefinito. Il disegno di legge delega per la riforma della P.A. denominato “Repubblica Semplice” – quello che prevede anche il riordino degli enti camerali e la soppressione e/o riduzione del diritto annuale – non è stato ancora approvato; tale disegno di legge, delega il Governo ad adottare – nei dodici mesi successivi alla sua entrata in vigore –, un decreto legislativo che delineerà la riforma delle Camere di Commercio disciplinando: l’entità del diritto annuale; la ridefinizione delle circoscrizioni territoriali (con riduzione del numero delle camere dalla attuali 105 e non più di 60), sulla base di una soglia dimensionale minima di 80 mila imprese o unità iscritte; la ridefinizione dei compiti e delle funzioni; il riordino delle competenze; la riduzione dei numero dei componenti: dei Consigli e delle Giunte; il riordino dei compensi: gratuità per gli incarichi diversi da quello dei revisori dei conti».
«Tutto ciò premesso – afferma il direttore della Cna -: visto il perdurare di un quadro di riferimento normativo indefinito e in itinere; considerando che alcuni emendamenti presentati al Senato potrebbero, se accolti, pregiudicare l’accorpamento tra due Camere di Commercio in rigidità di bilancio (Grosseto e Livorno rientrano in tale fattispecie); considerando altresì che nessuna Camera di Commercio del centro Italia, al di qua come al di là dell’appennino, ha ancora avviato processi di accorpamento; tenuto conto di un orientamento della CNA, regionale e locale, rivolto alle aree vaste (salvo una possibile eccezione, è su tale base che si stanno riorganizzando le associazioni imprenditoriali e sindacali); preso atto che l’accelerazione registrata in sede locale sembra avere quale motivazione prevalente l’accesso al Fondo perequativo e, quindi, la necessità di ridurre un disavanzo di bilancio consistente e destinato a crescere; considerato infine che il dibattito che avrebbe dovuto accompagnare tale decisione rendendola veramente partecipata, benché richiesto, non c’è stato e che la discussione, salvo gli incontri “bilaterali” condotti dal presidente, si è limitata al ristretto ambito degli organi camerali: la Direzione della CNA di Grosseto ha ritenuto di manifestare il proprio dissenso invitando, i dirigenti che l’Associazione ha designato nel Consiglio della Camera di commercio di Grosseto, a disertare la riunione».