GROSSETO – «Una collezione d’arte privata è diversa da una normale raccolta di opere d’arte pubblica perché è il frutto del gusto del collezionista. Quindi è un modo particolare, personale di vedere il mondo. E’ una questione di stile. Possederla, per la città di Grosseto, creerebbe la possibilità di organizzare da parte del personale specializzato, mostre temporanee originali non preconfezionate come sempre più spesso si vedono in giro negli spazi culturali di grandi città italiane. Puntare sulla peculiarità, sull’originalità è sicuramente una carta da giocare. Il vero pericolo semmai, è quello di creare l’ennesima cattedrale nel deserto». Così il consiglio direttivo dell’associazione Amici del centro storico di Grosseto, interviene sulla questione della donazione Luzzetti che in questi giorni è sfociata in polemica e duri botta e risposta.
«Per cui da subito risulta fondamentale l’esigenza di creare intorno alla futura Pinacoteca Collezione G.F.Luzzetti, secondo il principio dei fulcri e sistemi, una rete di beni culturali che messi in armonico e dinamico collegamento, pensiamo ai Musei Archeologico e di Storia Naturale, il Museo d’Arte Sacra, gli scavi di Roselle, il Parco dell’Uccellina, le Mura Medicee, facciano da traino per una importante promozione culturale ed economica della città’ e del suo territorio – proseguono -. La formula proposta da Luzzetti di una donazione a gocce oltre a creare l’opportunità di creare un appuntamento artistico ricorrente, con tutto l’indotto che muove, permette anche di fornire il tempo per tessere una rete di relazioni importanti e necessarie».
«Ma come dice il proverbio “non c’è rosa senza spine”, se da un lato la collezione Luzzetti per la nostra comunità costituisce un’occasione unica di sana crescita culturale ed è pertanto troppo importante perché vi si rinunci, il progetto è indubbiamente ambizioso e non privo di insidie. Motivo per cui richiediamo formalmente di rendere noto alla cittadinanza tutta le spese fino ad ora sostenute dalla nostra Amministrazione, i preventivi di spesa futuri per portare a termine i lavori affinché le Clarisse possano accogliere in modo adeguato la collezione, a quanto ammontano i fondi a disposizione, come reperirne altri – concludono -. La trattativa deve ripartire, la città lo vuole, ma solo a condizione che avvenga all’insegna della chiarezza e soprattutto della concretezza».