GROSSETO – La ripresa non c’è e non si vede nessuna luce in fondo al tunnel. Sono ancora neri, anzi nerissimi, i numeri della crisi in Maremma che, come confermano i dati per il 2014, perde ancora imprese, in tutti i settori. Un calo cha riguarda i principali comparti dall’agricoltura alle costruzioni, dal commercio ai servizi di alloggio e ristorazione. In diminuzione anche l’artigianato, mentre il resto conta davvero poco.
Al 31 dicembre 2014 risultano iscritte al registro delle imprese della Camera di commercio di Grosseto 28.732 imprese, dislocate poi in 35.541 sedi di produzione. Nel 2014 il tasso di crescita al netto delle cancellazioni di ufficio risulta pari a 0,66%, mantenendosi su di un livello sostanzialmente in linea, per non dire di poco superiore, al valore medio complessivo della Toscana (0,59%). Nella graduatoria decrescente tra le 10 province toscane, Grosseto con una percentuale del tasso di crescita di 0,66, si posiziona al quinto posto, superata nell’ordine da Pisa (1,29%), Prato (0,85%), Firenze (0,83%), Massa-Carrara (0,68%), e con un valore quasi simile a Livorno (0,65%), mentre Siena e Lucca fanno registrare valori anche negativi (tav.1a). I dati, considerando che vengono depurati dalle cancellazioni di ufficio, aldilà del segno più, risultano in genere non particolarmente esaltanti e testimoniano in modo indiretto che la tanto attesa ripresa risulta ancora flebile, quasi impercettibile.
Dal confronto con i dati rilevati nell’anno precedente emerge la conferma che la crisi è ancora presente e la ripresa troppo lontana.
Il commento di Lamioni – «Questi dati – commenta il presidente della Camera di Commercio Giovanni Lamioni – rafforzano il convincimento sia che la tanto attesa ripresa è ancora lungi dal manifestarsi e che le gravi difficoltà economiche e finanziarie in cui versa il nostro tessuto imprenditoriale sono ancora presenti».
«La sfibrante pesantezza di molti adempimenti burocratici – aggiunge Lamioni –, l’incidenza della tassazione ai diversi livelli ed il permanere dell’andamento dei consumi interni su dei valori ancora estremamente contenuti non può che incidere negativamente sui volenterosi che vogliono intraprendere un’ avventura imprenditoriale che, purtroppo, non ha più l’appeal di una volta. Se a ciò sommiamo il permanere di una oggettiva difficoltà per l’accesso ai finanziamenti – continua Lamioni – comprendiamo come sarà sempre più difficile vedere nuove imprese e, soprattutto, imprese di giovani»
I settori dove muoiono le imprese – Questo il dettaglio settore per settore dei cali registrati: agricoltura (saldo -163), industria manifatturiera e costruzioni (saldo, rispettivamente, -4 e -55 imprese), commercio e servizi di alloggio/ ristorazione (saldo, rispettivamente, -46 e -38). Seppur in intensità variabile si registra una contenuta attenuazione dell’andamento negativo per l’agricoltura, le costruzioni ed il commercio dove nel 2013 (tav. 2b) veniva rilevato, rispettivamente, un saldo di -185, -67 e -46 imprese, mentre il saldo per i servizi di alloggio/ristorazione continua a crescere in senso negativo (-10 nel 2013 a fronte di -38 nel 2014).
In pratica se dobbiamo proprio sforzarci di leggere un segnale positivo potremmo dire che i principali settori economici (ad eccezione dei servizi di alloggio/ristorazione) nel decorso anno, pur perdendo unità produttive, ne hanno perse di meno dell’anno precedente e quindi il trend, ancorché continui a manifestare valori negativi, ha subito un rallentamento.
Imprese e settori: i numeri della Maremma – Ecco come si dividono le imprese maremmani: 32,86 imprese appartengono al settore primario (il valore medio regionale, pari a 10,31, è tre volte inferiore, mentre quello italiano risulta 13,55), 5,58 al settore manifatturiero (a fronte del 13,97% in Toscana e del 10,40% in Italia), 12,70 alle costruzioni (15,92% in Toscana, 15,24% in Italia), 20,15 al commercio (25,68% in Toscana, 27,39% in Italia), 9,09 Alberghi e P.E. (8,04% in Toscana, 7,39% in Italia), 4,43 alle attività immobiliari (6,56% in Toscana, 5,01% in Italia).
Relativamente alla natura giuridica delle imprese ed in particolare alla distribuzione per classe si rileva che nell’anno 2014 continua la significativa crescita delle imprese societarie; tale crescita risulta interamente imputabile all’aumento di quelle di capitale che, tra le altre cose, hanno risentito positivamente, della recente introduzione di norme di semplificazione per la costituzione di srl.
Le società di capitale, infatti (con un tasso del +5,42% derivante da un saldo di 207 imprese) rinnovano, imponendo una accelerazione, l’andamento tendenziale positivo dell’anno precedente (+5,05% nel 2013), mentre, di converso, risulta negativo (-1,03%) il tasso delle imprese individuali. In estrema sintesi nel periodo oggetto di analisi si rinnova una lenta ma continua tendenza alla capitalizzazione del tessuto imprenditoriale della provincia di Grosseto. Ciò risulta evidente dalla progressiva crescita delle società di capitali, da una sostanziale invarianza di quelle di persone ed un calo, più o meno sensibile a seconda dei periodi, delle imprese individuali. Per quantificare il fenomeno si rileva che dal 2003 al 2014, le società di capitali sono quasi raddoppiate, passando dall’ 8,6% al 14,02%; quelle di persone sono rimaste grosso modo costanti (dal 21,9% al 21,8%) mentre le imprese individuali sono diminuite di circa il 10%,(dal 66,6% al 60,9%).
Le imprese rosa – Un ultimo appunto per le imprese femminili, giovanili e straniere in provincia di Grosseto (tav.5 dati strutturali: imprese attive). Per queste particolari tipologie si riscontra la conferma di alcune specificità e cioè: una marcata presenza della imprenditorialità femminile (il 27,8% delle imprese attive, a fronte del 23,4% della Toscana e del 22,3% dell’Italia) un contenuto carattere giovanile (8,2% contro il 10,1% in regione e l’11% in Italia) ed un limitato concorso della imprenditorialità di origine estera (6,9% a fronte del 13% in regione ed il 9,2% nel territorio nazionale).