GROSSETO – «Sono nove anni che evito le polemiche e cerco un accordo con Gianfranco Luzzetti ma continuo a non vedere aperture e a non avere risposte tali che un’Amministrazione pubblica possa concretamente valutare». Il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi risponde così alla lettera del collezionista d’arte Luzzetti, le cui opere dovrebbero essere ospitate nel nuovo museo delle Clarisse.
«La sua lettera mi lascia oggettivamente molto amareggiato come amministratore e come uomo – prosegue Bonifazi -, perché la messa a disposizione a titolo gratuito dei locali delle Clarisse non è stata affatto un ultimatum ma un fatto. Il risultato dei nostri sforzi come amministrazione comunale su un edificio storico che, a quanto letto nei giorni scorsi, scopriamo adesso non essere più considerato idoneo da Luzzetti, quando lui stesso lo aveva considerato idoneo come luogo delle sue opere».
«Ho anche trovato, questo sì bizzarro, il suo rammarico rispetto alla comunicazione via stampa a cui si sentirebbe costretto – precisa il primo cittadino -. Credo andrebbe considerato come per anni l’Amministrazione comunale sia stata informata di ogni passaggio di questa infinita vicenda, sempre e solo da qualche articolo di giornale o titolo ad effetto preventivi, con esternazioni di vario tipo alle quali spesso abbiamo scelto di non rispondere per non incrinare il rapporto».
«Ringrazio invece Luzzetti per aver definitivamente chiarito il fatto che tutta la vicenda non ha mai avuto a che fare con una donazione – continua la nota del Comune -. Noi lo sapevamo ma l’idea che si era fatta nel corso degli anni questa città era onestamente un’altra. E’ proprio per questo, e lo abbiamo detto, che abbiamo posto delle condizioni a chiusura dei lavori alle Clarisse. Perché, in effetti, non esiste nulla che attesti la volontà concreta di Luzzetti, niente di formale, né la donazione né lo stesso e pur insufficiente lascito testamentario “post mortem” rivedibile in qualunque momento. Ecco che la famosa consegna delle chiavi, celebrata a suo tempo, non poteva che essere simbolica, proprio perché a fronte di sole parole, che tali sono rimaste. Tanto più che adesso, a distanza di anni e a lavori finiti, veniamo a scoprire anche che le Clarisse non andrebbero più bene».
«La realtà è che da Gianfranco Luzzetti non ho ricevuto alcuna risposta alle mie richieste. O va da un notaio, oppure no? Tutto il resto ce lo siamo già detto mille volte, privatamente e a mezzo stampa – sintetizza il sindaco del capoluogo -. Quale Comune non sarebbe orgoglioso di ospitare quella meravigliosa collezione? Noi lo siamo da più di vent’anni e abbiamo parlato con tutti quelli che Luzzetti ci ha indicato; tutti concordano però che senza una donazione effettiva il Comune non può fare proprio niente».
«Quello che all’amico Gianfranco deve essere chiaro una volta per tutte è che qui non si tratta di una questione tra me e lui, tra il sindaco di Grosseto e una persona animata dall’esclusiva passione per la sua terra, ma del rapporto tra un privato, generoso quanto si vuole, e una Amministrazione pubblica – afferma Bonifazi -. Io lo ringrazio a nome della città delle due opere meravigliose che ci ha donato e non ho alcun motivo di dubitare della sua autorevole parola. Ma un’amministrazione pubblica deve approvare degli atti sulla base di altri atti, deve affidare lavori e incarichi attraverso procedure di evidenza pubblica; non può mandare in malora splendidi locali ristrutturati lasciandoli vuoti in attesa di un evento che tutti speriamo avvenga il più tardi possibile. Non possiamo spendere altri milioni, che per altro non abbiamo, per un edificio di pregio già bello e sicuro, oltretutto senza nessuno straccio di carta firmata davanti ad un notaio. Non mancano infatti esempi di vicende giudiziarie che si trascinano per lunghissimo tempo tra eredi e amministrazioni. E ripeto che il Comune di Grosseto non ha bisogno di protocolli, intese e convenzioni ma di atti notarili. Ad oggi non esiste nemmeno il legato testamentario post mortem».
«In questi anni Grosseto ha ricevuto centinaia di opere in donazione da numerose altre personalità locali e non, che amavano quei quadri e quei libri tantissimo e che ce le hanno donate davanti ad un notaio e a loro spese. Persone note e degne del massimo rispetto, oltre che della nostra più totale gratitudine, perché ovviamente la generosità non ha nulla a che fare con il valore specifico di ciò che si dona e in molti casi si trattava anche di opere di grande pregio. Nessuno, dunque, obbliga Luzzetti a fare la stessa cosa – conclude Bonifazi – ma che almeno non si dica che siamo noi a non volere la sua collezione».