GROSSETO – La Lav boccia l’iniziativa promossa da Coldiretti “Un giorno da allevatore, la più grande mungitura pubblica mai realizzata in Italia”, definendola un marketing della sofferenza. La manifestazione si svolgerà domani, 6 febbraio, in diverse piazze d’Italia, con il sostegno di numerose sigle politiche e associazioni, per difendere la filiera produttiva del latte italiano. «Costringerà decine di mucche ad essere caricate a forza sui camion e trasportate nei centri urbani, sottoposte per lunghe ore al chiasso dei manifestanti, esposte alla folla cittadina come fossero fenomeni da baraccone e, come se non bastasse, avvicinate, probabilmente toccate e munte da chissà quante mani curiose», dicono dalla Lav.
«Esistono delle leggi ben chiare in proposito – sottolinea Roberto Bennati, vicepresidente della Lav – che vietano le manifestazioni che comportano strazio o sevizie per gli animali e abbraccia tutte le figure che concorrono a qualunque titolo ad organizzare, coordinare, sostenere, pubblicizzare tali eventi. Come è possibile far camminare delle mucche su pavimenti di materiale scivoloso e come è possibile gestire lo stress causato dai rumori e dagli stimoli di una città?». In merito all’iniziativa poi, la Lav fa notare che: «La crisi della filiera, con costi alti per i consumatori e prezzi bassi per i produttori, è il risultato di un sistema produttivo ultra-intensivo mai messo in discussione nemmeno da Coldiretti. Sistema che mette il profitto al di sopra della vita, umana ed animale, e di politiche comunitarie che gli stessi allevatori non hanno esitato a sfruttare, fin quando è stato possibile»
«L’iniziativa di Coldiretti è una trovata che umilia degli animali già privati delle proprie connotazioni esistenziali e necessità etologiche – prosegue Roberto Bennati– una privazione che si verifica sia sul piano della realtà, con le sofferenze che le mucche subiscono ogni giorno della loro vita negli allevamenti, sia sul piano culturale, con le immagini diffuse dall’industria alimentare attraverso i media, che le ritraggono su prati di montagna, invece delle stalle con le catene e i pavimenti che creano lesioni alle zampe, alimentando in questo modo una informazione distorta per il consumatore». La Lav si dice certa che domani Coldiretti non mostrerà la realtà degli allevamenti, fatta di sofferenze degli animali, camuffandola con immagini di apparente normalità.
«E’ questa la filiera che vogliamo difendere? Quante delle persone che domani si uniranno all’appello degli allevatori conoscono davvero ciò che avviene lontano dai loro occhi? – chiede la Lav – Portare in piazza questi animali e sottoporli al pubblico è una provocazione vera e propria verso la sensibilità comune che, fortunatamente, cresce nel tempo e riduce le distanze che l’uomo ha tracciato rispetto alle altre specie in nome del profitto. Una rappresentazione farsesca che induce al disconoscimento della sofferenza, scoraggia l’empatia e sollecita una risposta incongrua e divertita alla pena, al disagio, allo stress»