SCARLINO – «Nella piana di Scarlino non c’è inquinamento da Cromo esavalente» lo ribadisce ancora una volta l’Arpat ricordando che «alcuni valori di cromo esavalente, temporaneamente rilevati in pozzetti di nuova realizzazione, erano da attribuire alla cessione da parte della malta cementizia utilizzata nella costruzione».
«Lasciano stupefatti le affermazioni di Andrea Marciani che lancia un nuovo allarme legato alla presenza del cromo esavalente nel cemento, ipotizzando fenomeni di inquinamento del cemento e chiedendo indagini nei cementifici». Afferma ancora Arpat.
«Possibile che non sia venuto il dubbio che è normale che vi sia una limitata presenza di cromo esavalente nel cemento – si chiede Arpat -? Non sarebbe stato meglio, prima di rivolgersi alla stampa, effettuare una qualche verifica, presso Arpat o anche solo semplicemente andando a leggere la voce di wikipedia sul cemento?»
«Si sarebbe scoperto che il cromo è normalmente presente nelle materie prime con cui viene prodotto il cemento. Dato che la produzione del cemento avviene ad alta temperatura ed in eccesso di ossigeno una parte del cromo si ossida a cromo esavalente. In applicazione della normativa comunitaria in Italia il DM prevede un limite massimo nel cemento di 2 mg/kg di cromo esavalente idrosolubile, che essendo idrosolubile può essere ceduto all’acqua, specialmente in primo periodo, quando il pH della miscela fra cemento acqua è alcalino. Questo è quello che è accaduto nei pozzetti a Scarlino. Speriamo che per il futuro – conclude Arpat – si evitino inutili e dannosi allarmismi».