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di Barbara Farnetani — Tweet to @Babi_Farnetani
GROSSETO – “Crisi, parola chiave nella storia del Novecento”. È questo il titolo della Lectio Magistralis tenuta da Giuliano Amato presso il Polo universitario di Grosseto. Una lezione che fa parte di un ciclo di incontri voluto dall’Isgrec e sostenuto dalla Banca della Maremma, un ciclo di incontri rivolto ai ragazzi, ai giovani, agli studenti perché, come ha detto il presidente della banca della Maremma Francesco Carri «Uno degli obiettivi della banca è proprio l’educazione economico-finanziaria rivolta alle scuole, alle associazioni, alle cooperative, tra cui rientra l’alfabetizzazione finanziaria per i migranti per agevolare inclusione anche economica di questa gente».
«Serve consapevolezza finanziaria ed economica – prosegue Carri -. In Italia sulla formazione finanziaria degli studenti siamo indietro, per questo il nostro impegno è rivolto a istituire corsi in questo senso, perché questo può avere riflessi positivi anche a livello economico e sociale, e di stimolo al sistema economico e alle banche. Anche questo potrebbe attenuare gli effetti delle crisi, basti pensare ai titoli tossici che sono rimasti in mano a molti piccoli risparmiatori».
L’incontro rientra in un ciclo più ampio, “tempo di scuola” dedicato agli istituti superiori. «Quella che analizziamo è la crisi del ’29 – afferma Luciana Rocchi direttrice dell’Isgrec – senza non si capirebbe quel che è successo dopo, la seconda guerra mondiale ma anche il new deal e la nascita di un certo tipo di stato sociale. La crisi, la categoria stessa dio crisi, attiene al ‘900: la crisi dei fondamenti della scienza, la crisi della ragione, stiamo vivendo con i postumi di queste crisi e una difficoltà a costruire e andare oltre».
Giuliano Amato spiega poi il 900 come uno scontro tra faglie, che andando a sbattere provocano delle reazioni «Ad esempio l’allargarsi dei diritti individuali che riesce a farsi strada dopo che le grandi rivoluzioni avevano proclamato i diritti universali ma li avevano messi in pratica solo per alcuni. Questa è una caratteristica delle rivoluzioni francese e americana che si erano limitate ad affermare i diritti fondamentali. Prendiamo la costituzione americana, che scrive che tutti gli uomini sono liberi e uguali e poi conserva la schiavitù per consentire il compromesso tra Stati membri.
E prima ancora la dichiarazione universale dopo la Rivoluzione francese che però fu messa in pratica solo a favore di alcuni. Nel momento in cui sono stati proclamati questi diritti, però, c’è qualcuno che si chiede “perché io no” e inizia a chiedere. Questa pressione forte a inizio secolo determina la paura della borghesia».
Altro elemento tipico del ‘900, prosegue Amato, è «l’autodeterminazione che porta alla disgregazione degli imperi. Altro grande cambiamento progressivo. Sia l’impero austroungarico che l’impero ottomano con l’inizio del 900 iniziano a sgretolarsi e seguono il filo dell’indipendenza nazionale già avviata nell’800. L’autodeterminazione è un grande fattore di movimento progressivo nella storia. Da qui il nazionalismo che esalta i diritti di una etnia e la contrappone ad altre».
Anche lo sviluppo della società industriale è un’altra grande tendenza di questo inizio secolo. «L’acquisizione di diritti da parte di chi non li aveva. Si moltiplica la capacità di produrre beni – precisa Amato -. E quindi si crea la disponibilità di quei beni e servizi che diventano per tutti. Migliaia di uomini e donne affrontano una nuova vita e un nuovo lavoro all’interno del quale non hanno diritti. Non hanno più quelli che avevano prima e non gli sono stati assegnati di nuovi: se si ammalano che succede? Quando arrivano alla vecchiaia? Quante ore si può lavorare? Da che età i bambini possono entrare in fabbrica? Saranno questi lavoratori a trovare la risposta e lo faranno con gli scioperi che sarà considerata a lungo attività sediziosa, sino all’intervento di Giolitti»
Infine, ricorda Amato, «Altra tendenza di sviluppo è l’economia finanziaria. Strumento essenziale. Le banche si fanno tramite tra il risparmio di chi ha qualcosa ma non lo sa utilizzare e l’utilizzatore che non ha risparmio. Firenze, Lucca, Genova è qui che nasce l’istituzione bancaria e assicurazione, da Grosseto vengono alcuni dei primi contratti assicurativi. La banca, moltiplicatore di ricchezza che ad un certo punto si accorge che si possono fare soldi non solo prestandoli a chi produce beni e servizi ma puntando su titoli finanziari. Per comprare titoli e lucrare sulla differenza di valore e fare più soldi. Via via che accade la finanza perde d’occhio l’economia. Vendere un’impresa a pezzi può convenire di più, il piccolo risparmio viene coinvolto e per le famiglie diventa un modo di integrare lo stipendio finché tutto questo castello di carta, nel ’29, crolla e migliaia di esseri umani restano sotto le macerie».