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di Barbara Farnetani
GROSSETO – Sono indignati gli allevatori, indignati per questa «ennesima batosta su un settore, quello agricolo, in crisi da anni e colpito a più riprese dalle calamità naturali». Enrico Rabazzi, presidente provinciale Cia interviene con decisione sull’Imu agricola per i terreni montani. «Questa è la goccia che fa traboccare il vaso – sottolinea – l’agricoltura è vista solo come un bancomat: noi le tasse le abbiamo sempre pagate, ma siamo stufi che si tenga in considerazione l’agricoltura solo quando si parla di ambiente, o di presidi, e non delle vere necessità degli agricoltori».
L’esempio che fa Rabazzi è illuminante «L’Imu sui terreni montani equivale ad un bollo auto che vale più della vettura: qui si paga ben oltre quanto si può ricavare da terreni spesso pieni di sassi e poco produttivi» afferma durante un incontro congiunto tra Cia e Confagricoltu
«Non è un problema di rinvio, che è il minimo – precisano le due associazioni degli agricoltori – questa è una tassa da abolire. Noi non diciamo che non ci siano tagli da fare in agricoltura, ci sono centinaia di enti da abolire, ma il loro mantenimento non lo possono pagare gli agricoltori. Il problema è il mondo agricolo troppo spesso non viaggia unito, non tutte le associazioni sono disposte a fare questa battaglia».
«Si parla di unità sindacale e di condivisione di un percorso davanti agli associati – gli fa eco Antonfrancesco Vivarelli Colonna presidente di Confagricoltura – ma quando c’è da scendere in piazza una delle associazione si dilegua. Siamo in una città avversata da innumerevole serie di calamita due alluvioni, nel 2012 e nel 2014, e le imprese non hanno ancora avuto modo di riprendersi. Questo è di fatto un esproprio collettivo progressivo perché supera la redditività delle aziende».
Poi Vivarelli Colonna attacca «È inspiegabile la latitanza di Coldiretti rispetto a tutta una serie di manifestazioni che stiamo organizzando con Agrinsieme, come Confagricoltura sosterremo tutte le azioni di protesta e ci impegniamo sin da ora ad assistere tutte quelle attività che non riusciranno ad onorare le scadenze di pagamento e sostenere tutti i contribuenti nella promozione di una azione di recupero dell’imposta nei confronti delle amministrazioni comunali».
«Praticamente – puntualizza Rabazzi – si parla di un’aliquota del 10,6 una terreno agricolo costa quanto una seconda casa all’Argentario. Qui si sta chiedendo più di quanto si possa dare. Lo Stato, che io guadagni o meno, mi chiede questi soldi: a casa mia questo si chiama pizzo».