ROCCALBEGNA – È successo due volte in poco più di due settimane. Cacciatori, armati di tutto punto, che si sono introdotti, con cani al seguito, nell’oasi e riserva naturale di Rocconi, alla ricerca dei cinghiali. «Se li sono trovati davanti le guide dell’oasi – affermano dal WWF -, si sono sorpresi vedendo il nostro personale, come se fossero loro quelli fuori posto. Episodio analogo è avvenuto domenica 10 gennaio, quando i visitatori e il personale WWF si sono visti attraversare il sentiero natura da un cinghiale inseguito da alcuni cani e più in basso, nell’Albegna, hanno sentito cacciatori urlanti che spaventavano gli animali. Riteniamo che questi episodi siano un fatto gravissimo e non tollerabile».
«Le Riserve Naturali sono state istituite per tutelare la biodiversità e consentire a tutti di fruire di questi ambienti, importanti anche per l’indotto economico che si attiva attorno, e non per cacciare – prosegue il WWF -. Oltretutto questi episodi minano fortemente gli equilibri delle riserve stesse, spaventando gli animali, che all’interno hanno un rapporto diverso con l’uomo, sono più fiduciosi. Le cacciate al cinghiale non dovrebbero essere consentite nemmeno nelle immediate vicinanze delle aree protette, in particolare in luoghi a forte valenza naturalistica molto delicati che, come nel caso di Rocconi, ospitano specie molto rare, come il falco lanario, che proprio in questo momento sta decidendo dove nidificare nella prossima primavera».
«Riteniamo inoltre cosa gravissima mettere in pericolo persone che fruiscono delle nostre riserve, spaventate da colpi di fucile, urla e cani addestrati ad inseguire la fauna selvatica, persone che spesso vengono da fuori regione “ingannati” da ciò che si scrive nelle pagine di promozione turistica – continua il WWF -. Come possiamo promuovere il turismo nelle riserve naturali finché persistono queste condizioni? Dobbiamo promuovere le riserve solamente a caccia chiusa?»
«Almeno nelle aree protette vorremmo essere liberi di girare al sicuro dalle fucilate e non assistere più a scene del genere. Non vogliamo che la Maremma venga ricordata come terra di cacciatori e bracconieri – conclude -, ma di una realtà che ha sapientemente lasciato parti importanti del proprio territorio destinati alla sua salvaguardia».