GROSSETO – «Dopo uno stop and go durato circa sette anni, l’assurda vicenda del Sistri produce l’ennesima beffa. Il Decreto Milleproroghe, infatti, obbliga le imprese a pagare entro il primo febbraio i contributi pregressi per un sistema che, com’è stato ampiamente dimostrato, non garantisce in alcun modo la tracciabilità dei rifiuti». A parlare sono i vertici di rete imprese Italia, la presidente provinciale Carla Palmieri e il direttore Renzo Alessandri.
«Non solo – prosegueono da Rete imprese Italia -. Alla scadenza del primo febbraio ne viene aggiunta una seconda, quella del 30 aprile, per il pagamento del contributo 2015. Sempre il primo febbraio, scatteranno inoltre le sanzioni per tutte quelle imprese che pur obbligate – in forza delle numerose proroghe –, non hanno perfezionato la loro iscrizione. Dopo le dichiarazioni con cui il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha confermato la volontà del Governo di superare il Sistri, si confidava sulla definitiva archiviazione di questa fallimentare esperienza».
«Purtroppo, non è stato così – continuano Palmieri e Alessandri -. Viene di nuovo chiesto di pagare per un sistema la cui operatività è stata differita di un anno e che non è mai entrato effettivamente in vigore (nei prossimi mesi – sempre a detta del ministro – dovrebbe essere infatti definitivamente archiviato). Evidentemente il Governo, pur avendo compreso l’inutilità del sistema – fino al punto di non obbligare più le imprese a servirsene – non rinuncia a “battere cassa” su un servizio inesistente».
«Le imprese sono state costrette a versare a vuoto il contributo per il Sistri negli anni in cui la crisi ha picchiato più duro, sottraendo rilevanti risorse agli investimenti – si legge nella nota -. La volontà, incredibilmente, sembra essere quella di mantenersi su questa strada. E’ necessario, dunque, correggere questa misura al più presto. Confermando la proroga complessiva (sull’operatività e sui pagamenti) del Sistri per tutto il tempo necessario a definire un sistema di tracciabilità dei rifiuti nuovo, efficace e condiviso con le associazioni di categoria».
«Nel frattempo, Rete Imprese, valuterà le iniziative da assumere da qui al 31 gennaio per evitare che le aziende interessate debbano sostenere ulteriori costi: elevati quanto inutili – concludono -. E’ anche auspicabile un’iniziativa parlamentare – magari promossa dai parlamentari locali –, per ripristinare la correttezza della norma e rendere giustizia alle ragioni dell’impresa».