GROSSETO – Per il commercio ed il turismo, il 2014 è stato un altro anno di crisi. Secondo le stime dell’osservatorio Confesercenti, nei due settori tra gennaio e dicembre si è registrato un saldo finale negativo tra aperture e chiusure di 35.298 attività a livello nazionale. La nostra provincia non fa purtroppo eccezione: solo nel comparto del commercio al dettaglio in sede fissa, si stima che a chiudere i battenti nel 2014 saranno state 182 imprese, che a fronte di 91 aperture daranno un saldo negativo di ben 91 imprese in meno nel settore, di cui 19 nel settore alimentare.
Particolarmente in sofferenza, in tutto il Paese, il comparto del tessile ed abbigliamento, a cui appartiene 1 impresa su quattro tra quelle che chiudono. Negativo anche il saldo nel settore del commercio su aree pubbliche (-44), un dato che si evidenzia in controtendenza rispetto a quello regionale (+246) e nazionale (+2.824). Non pare aver avuto sorte migliore il settore del turismo, con una perdita secca nel nostro territorio nel 2014 stimata in 76 imprese, tra alloggio e ristorazione, dato in linea con quello regionale (-1.010) e nazionale (-12.257).
«Dati allarmanti che – afferma il presidente di Confesercenti Pierferruccio Lucheroni – descrivono un impoverimento del tessuto imprenditoriale del nostro territorio, con conseguente aumento della disoccupazione, e relativa perdita di potere d’acquisto, nonché riduzione del servizio che i negozi di vicinato e le attività turistico-ricettive svolgono. Dati che sono conseguenza di una crisi, aggravata da una fiscalità non più sostenibile per imprese e famiglie. Dall’indagine emergono però segnali positivi i comparti legati alla vendita al di fuori dei locali commerciali, quali ad esempio distributori automatici ed e-commerce».
Secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, comunque, a partire dal prossimo anno potremmo assistere ad un’inversione di tendenza e ad un, seppur lento, ripopolamento del tessuto imprenditoriale. «Tra il 2015 ed il 2017 – prosegue Lucheroni -, il numero di imprese attive di commercio e turismo dovrebbe tornare ad aumentare, anche se la crisi ci restituirà un quadro profondamente mutato. Un quadro in cui a sopravvivere sarà solo l’impresa che saprà cogliere i mutamenti del mercato interno. Non potranno esistere, nel prossimo futuro, imprese che fanno a meno di internet. Gli imprenditori dovranno avere requisiti culturali e conoscitivi che ad oggi non tutti hanno. Per questo sarà importante che anche il Governo garantisca un sostegno importante alla formazione imprenditoriale, per creare una classe di imprenditori in grado di rispondere alle sfide di oggi, facendo leva sulla qualità del servizio e dell’innovazione».