di Sabino Zuppa
PORTO ERCOLE – Arriva la notizia che un paio di dipinti del Caravaggio potrebbero ancora non essere stati ritrovati, forse nascosti chissà dove, e si apre subito la caccia al reperto storico nelle soffitte e negli scantinati del borgo marinaro di Porto Ercole. A annunciarlo, tra il serio ed il faceto è il sindaco di Monte Argentario, Arturo Cerulli, che è venuto a conoscenza di questa possibile eventualità da Silvano Vinceti responsabile del ritrovamento dei resti mortali del Caravaggio. Da un importante documento storico, infatti, sembrerebbe emergere che il pittore nel suo ultimo viaggio da Napoli a Porto Ercole, oltre ai due San Giovannini e alla Maddalena, portava con se altri dipinti.
Da una attenta rilettura di una lettera, redatta da Deodato Gentile il 29 luglio del 1610 e rivolta al segretario di stato vaticano Scipione Borghese crolla, infatti, la certezza storica che il Caravaggio portava con se solo tre quadri. Nella missiva il Nunzio Apostolico presso il Regno di Napoli, oltre ad annunciare la morte di Caravaggio a Porto Ercole, informava il potente ecclesiastico che da una visita compiuta presso Costanza Colonna Marchese, protettrice di Caravaggio e finanziatrice del suoi viaggi verso Roma, emergeva che solo tre quadri si trovavano presso di lei.
Il documento che si trova negli archivi segreti vaticani riporta in modo inequivocabile la seguente espressione “La feluca ritornata riportò le robbe restateli in casa della Marchesa di Caravaggio che habita a Chiaia, e di dove era partito Caravaggio. Ho fatto subito vedere se vi sono li quadri, e ritrovo che non ne sono più in essere, eccetto tre, li doi di San. Giovanni e la Maddalena”. Una dichiarazione che, secondo Vinceti, potrebbe significare appunto che, chi scriveva, si era stupito del fatto che gli altri lavori non fossero stati ritrovati e finiti chissà in quali mani.
Per questo motivo, perché non provare a cercarli proprio a Porto Ercole: «Lo so che potrebbe sembrare una burla – dice il sindaco Cerulli – ma se anche una piccola verità fosse dietro questa interpretazione storica perché non provare a cercare nelle soffitte, nelle cantine, nelle chiese dove, magari coperti da altri dipinti, potrebbero celarsi altre opere del grande pittore morto a Porto Ercole. Con questo non è che vorrei scatenare una nuova caccia all’oro in terra argentarina – conclude lui – ma provare non costa nulla e chissà che da un ricerca accurata di qualche cittadino non salti fuori una grande fortuna per tutto il territorio».