GROSSETO – Novità per gli allevatori a livello di smaltimento delle carcasse degli animali morti in azienda. «Su forte sollecitazione di Confagricoltura e un delicato lavoro condotto sugli elementi legati agli indennizzi, alla prevenzione e sugli aspetti sanitari, sanciti nel protocollo d’intesa sulla conservazione del lupo, è stato raggiunto un grosso vantaggio per gli allevamenti soggetti agli attacchi di lupi o predatori, che erano sottoposti a una spesa anche per smaltire le carcasse degli ovini uccisi; della serie oltre al danno, la beffa» afferma l’associazione degli agricoltori.
«Finalmente, dunque, con questa delibera – spiega il presidente Antonfrancesco Vivarelli Colonna – si riconosce un po’ di giustizia a chi, come gli allevatori predati, ha subito perdite economiche consistenti, riducendo al minimo gli esborsi. Si tratta, in questo caso, di deroghe allo smaltimento di animali morti in azienda e all’individuazione delle cosiddette “zone isolate”». In pratica gli allevatori, da ora in poi, potranno interrare in loco, questo in considerazione del fatto che è più semplice reperire a livello aziendale siti naturalmente idonei allo scopo, una quantità di carcasse annue da smaltire inferiore a 30 capi ovini e caprini adulti e a 60 agnelli.
E’ chiaro che esistono determinate condizioni per operare l’interramento e criteri per la realizzazione delle fosse, secondo quanto dispone la delibera 1095 relativa ai cimiteri aziendali, dove sono anche indicati i sistemi di vigilanza. Tocca al Comune, infatti, disciplinare le procedure di interramento e censirne i siti con le bestie sepolte. La Polizia Municipale e la Asl dovranno invece vigilare per quanto di competenza, mentre ai servizi veterinari appartiene l’accertamento della corretta identificazione del bestiame e che non vi siano rischi di trasmissione di zoonosi. Nel caso di ovini di età superiore a 18 mesi è previsto il prelievo del tronco encefalico per l’effettuazione del test diagnostico per TSE.