GROSSETO – «Sono contento della decisone presa dalla nostra Provincia per quanto riguarda la richiesta di messa in sicurezza dell’Aurelia, ma mi domando: ora il Pd grossetano cosa dirà e quale posizione prenderà? Continuerà a sostenere la posizione della Regione, del suo presidente e del Pd regionale? Come Area Civati all’interno del Pd, siamo stati gli unici ad aver aderito al coordinamento per una Aurelia pubblica e di aver depositato un documento da sottoporre alla votazione dell’assemblea provinciale sin dal febbraio scorso, che è ancora in attesa di essere discusso». Così Andrea Santini, membro dell’assemblea nazionale del Pd e appartenente all’area Civati, interviene sulla questione autostrada Tirrenica.
«Siamo stati gli unici all’interno del partito a sostenere che l’autostrada non porterà sviluppo a questo territorio, che non risolverà i problemi di sicurezza, che per i cittadini e le imprese rappresenterà solo un ulteriore balzello e che l’Autostrada Tirrenica è la tipica storia delle grandi opere italiane dove, troppo spesso affari e politica divorano l’interesse collettivo come dimostrano anche i fatti legati al Mose e all’Expo – ribadisce Santini -. Nel caso in cui arrivassimo ad avere finalmente una Aurelia pubblica, gratuita e sicura, mi chiedo: cosa faranno tutti coloro che sinora hanno sostenuto la necessità di realizzare l’autostrada?»
«Penso che da buoni italiani saliranno sul carro dei vincitori, ovvero di tutti coloro che da anni si battono per il raggiungimento di questo obiettivo. Credo anche che per il Pd grossetano sia arrivato il momento di pensare al passaggio dal modello attuale di economia lineare a quello circolare basato sul recupero, riciclo ed al riutilizzo delle materie prime seconde derivanti dai rifiuti, senza dimenticare la tutela dei beni comuni come il suolo e l’acqua – conclude Santini -. A livello nazionale e regionale, non mi sembra che si vada in questo verso, ma anzi che vi sia la chiara volontà politica di realizzare nuovi inceneritori e di privatizzare il servizio idrico senza rispettare la volontà dei cittadini espressa con il referendum del 2011 per la ripubblicizzazione dell’acqua».