di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons
GROSSETO – L’esperienza del Codice rosa viene esportato a livello nazionale e diventa punto di riferimento nella lotta alla violenza. Da violenza di genere, per arrivare al concetto più esteso che riguarda tutti i soggetti più deboli che quotidianamente diventano vittime. Ecco allora il Codice rosa bianca, ovvero il modello grossetano e toscano di lotta alla violenza esteso a livello nazionale. L’esperienza della task force Codice rosa grossetana, da alcuni anni estesa sul territorio regionale, si avvia a diventare un protocollo nazionale per la lotta alla violenza sulle fasce deboli della popolazione. A sancirlo l’evento organizzato dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), che, in collaborazione con la Asl 9, ha promosso un convegno dal titolo “Progetto nazionale Codice rosa bianca”. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Ministero della Salute e del Ministero della Giustizia.
«L’esperienza di Grosseto servirà a costruire un modello unico da proporre a livello istituzionale – spiega Fausto Mariotti, direttore generale della Asl 9 e vicepresidente Fiaso -. Quella del Codice rosa è un’esperienza significativa che ha dato risultati importanti, frutto della grande collaborazione ottenuta da parte di più soggetti». Il progetto nazionale Codice Rosa bianca, nasce a sostegno di coloro che possono trovarsi in una situazione di particolare vulnerabilità, per aver subito episodi di violenza, tenendo conto anche dell’impatto sociale di questi eventi e delle ricadute che possono avere sulle strutture del sistema sanitario nazionale. In sostanza prevede la realizzazione di un percorso riservato alle vittime di violenza che parte dai pronto soccorso, coinvolgendo le Aziende ospedaliere, le Asl, le Procure della Repubblica, le forze dell’ordine, le Associazioni di volontariato, secondo un modello di stretta collaborazione e integrazione tra le varie istituzioni, per consentire di intervenire con tempestività e in maniera sinergica a tutela delle vittime di violenza, nel rispetto del privacy e del diritto alla riservatezza.
«Questo è un momento piacevole del percorso intrapreso – aggiunge Francesco Verusio, procuratore della Repubblica di Grosseto -. C’è grande attenzione alla problematica e la nostra soddisfazione è quella di vedere l’iniziativa nata a Grosseto replicata a livello nazionale». «Il Codice rosa è nato circa 6 anni fa – aggiunge Vittoria Doretti, responsabile della task force e del progetto Rosa Bianca -, quindi è venuto il momento che vada a scuola per imparare. Questo convegno è l’occasione per lo scambio di buone pratiche. Il futuro va verso un impegno della squadra nelle scuole. E’ in quel luogo che nascono i primi episodi di violenza, è in quel luogo che dobbiamo educare e quindi prevenire». Il progetto sta ottenendo grande risalto a livello nazionale: «Per noi il Codice rosa è la risposta più concreta alla violenza di genere – osserva Fabrizia Giuliani, della seconda commissione Giustizia della Camera dei deputati -. In tal senso c’è un forte dovere da parte delle istituzioni. serve accordo tra tutte le parti per portare fuori questo fenomeno nascosto. Questo tipo di operazione non può rimanere sulle spalle del volontariato, che comunque svolge una funzione importantissima, ma occorre che in campo, con un ruolo predominante, ci siano anche le istituzioni».