SANTA FIORA – «Il PD amiatino dice di non volere altre centrali ad alta entalpia dopo Bagnore 4: e perché mai? Se la logica è quella di sostenere lo sviluppo delle fonti alternative per la produzione di energia, secondo l’indirizzo regionale, perché fermarsi qui?» lo chiede per Rifondazione comunista Amiata Carlo Balducci che prosegue «Se né l’acqua né l’aria, e tantomeno la salute della gente, risentono degli effetti prodotti da questo tipo di sfruttamento, dal momento che ormai il territorio è ampiamente compromesso da quanto è già stato realizzato, non si capisce il motivo di lasciare le cose a metà».
«Certo, l’Amiata è l’Amiata, mica possiamo barattarla con quel paesaggio da cartolina che sono le fiorenti pendici argillose verso Monticello, dove qualche bontempone ha pensato di localizzare una centrale di tipo binario da 5 (cinque!) MW, senza emissioni in atmosfera ma con un significativo impatto sulle economie presenti basate sulle produzioni agricole di qualità (l’olio, il vino, i cereali…) – prosegue Rifondazione – L’Amiata è tutt’altra, misera, cosa, tanto che il governatore Rossi ha decretato che Bagnore 4 (40 MW) potesse esservi costruita addirittura dentro; c’è anche il bacino di acqua potabile più importante della Toscana meridionale, ma gli uffici regionali preposti hanno affermato che gli studi effettuati “sembrano far propendere” per la sua separazione dal bacino geotermico, quindi la risorsa idrica è più che al sicuro».
«L’Amiata e le sue magre risorse possono essere ben sacrificati sull’altare di qualche MW di energia “pulita e rinnovabile”, per dimostrare che la Toscana è in prima linea nello sviluppo delle fonti energetiche alternative. Possibile che il PD non riesca a cogliere l’enormità della contraddizione in cui si è impantanato: dopo aver detto sì e difeso a spada tratta la scelta dello sviluppo geotermico imposta dall’ENEL con le centrali flash, alza le barricate contro gli impianti binari con potenza fino a 5 MW, pagliuzze se confrontate con quelle travi! Ma c’è di più: in questi tempi di crisi, in cui gli impianti esistenti produrrebbero, se utilizzati a pieno, più del doppio dell’energia richiesta, basterebbe chiuderne qualcuno, alimentato a carbone o a petrolio, per far aumentare la quota di energia prodotta da fonti cosiddette “rinnovabili” e raggiungere i parametri che si è imposto il governo regionale. Il PD sembra aver definitivamente perduto quella visione strategica ed integrata dello sviluppo economico e sociale degna di un vero partito di governo».