RIBOLLA – Oggetti che raccontano storie di vita e servono a tramandare la memoria tra le generazioni. Sono elmetti, libretti di lavoro, “caldaini” che i minatori usavano per mantenere tiepido il cibo e saracchi, le seghe per il legno che in Maremma sono chiamate “salacchi”. Strumenti che raccontano la dura vita dei lavoratori delle miniere e, nello specifico, delle vittime della più grande tragedia mineraria italiana, che il 4 maggio 1954 costò la vita a 43 minatori nel pozzo Camorra a Ribolla.
E’ con l’obiettivo di raccogliere e mettere in mostra questi reperti che la Porta del Parco di Ribolla, gestita dal Coeso SdS per conto del Comune di Roccastrada, ha organizzato una cerimonia in programma per venerdì 5 dicembre, dalle 16.30. L’evento concluderà formalmente le iniziative organizzate durante tutto l’anno per celebrare il sessantesimo anniversario della strage della miniera.
Nel pomeriggio di venerdì, quindi, la sede decentrata della biblioteca comunale e porta del Parco archeologico e tecnologico delle Colline metallifere, in piazza della Libertà 2, ospiterà il sindaco di Roccastrada, Francesco Limatola, i familiari delle vittime e di alcuni testimoni dell’evento, che consegneranno alla struttura gli oggetti di vita quotidiana per la mostra permanente.
“L’amministrazione comunale – spiega il sindaco Francesco Limatola – è da sempre impegnata nel recupero e nel tramandare la memoria di un evento importante per la storia della nostra comunità. E’ intorno alla miniera che molti villaggi sono sorti e sempre intorno a questa si sono sviluppati esempi di solidarietà e condivisione che ancora oggi caratterizzano il nostro tessuto sociale”. “Non è un caso – aggiunge Limatola – che gli oggetti che raccoglieremo saranno custodi ed esposti alla Porta del Parco: l’edifico che la ospita, infatti, era nato come cinema e teatro, voluto dalla Montecatini per allietare il tempo libero dei minatori e delle loro famiglie, e nel 1954 fu allestito come camera ardente per le vittime della tragedia”.
Saranno presenti, per portare la propria testimonianza, Antonella Papini, figlia di Antonio, minatore di Ribolla che si è salvato dalla scoppio perché in convalescenza dopo un infortunio sul lavoro avuto proprio al pozzo Camorra nel gennaio del 1954; Lanfranco Pepi, figlio di Vincenzo, minatore di Ribolla che il giorno dello scoppio aveva fatto il turno di notte al pozzo Camorra e alle 7 del mattino passò le consegne a Silvano Simonelli, ucciso dall’esplosione; Milena Testi, moglie di Dumas Guscelli, che il giorno della strage era a casa per la nascita, intorno alle sei del mattino, del figlio Stefano e che nei giorni successivi al 4 maggio, lavorò al recupero e al riconoscimento delle salme dei compagni; Brunilde Bastianini, figlia di piccoli proprietari terrieri di Travale (Montieri) e testimone dell’epoca, che ha vissuto la vita intorno alle miniere.
A margine della consegna degli oggetti e della testimonianza dei familiari, saranno proiettati i video “Germinale a Ribolla” di Eleonora Bagnani, Alessia Lega e Guido Baldoni, “Immagini di minatori nello spazio” di Valter Scapigliati e “La bandiera della pace” di Cristina Berlini. Inoltre, Irene Marconi presenterà delle “Improvvisazioni sulla miniera” in ottava rima e Norberto Sabatini leggerà alcuni estratti della sua opera “Caro giovanotto”.