SANTA FIORA – «Non abbiamo partecipato al consiglio comunale, pur essendo presenti nella sala, perché il sindaco e la sua amministrazione hanno commesso un atto grave ed anticostituzionale: chiediamo che gli organi preposti intervengano quanto prima per ristabilire la legalità ed il diritto democratico di parola anche nel comune di Santa Fiora». A parlare è Riccardo Ciaffarafà, capogruppo consiliare di “Un comune per Tutti”.
«Questa Amministrazione ha approvato, prima in commissione regolamenti senza la nostra presenza e poi in consiglio comunale, una norma dello statuto comunale che limita la libertà di parola e di controllo delle opposizioni limitandone la possibilità di svolgere interrogazioni consiliari nel massimo di due a seduta – prosegue Ciaffarafà -. E’ un atto che sottolinea la estrema difficoltà di Balocchi di gestire questo comune a distanza e conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che i veri amministratori sono altri».
«Le nostre interrogazioni provengono da questioni che ci segnalano i cittadini che in maggioranza, è bene ricordarlo, non hanno votato per questa amministrazione – continua l’opposizione -: interrogazioni che danno molto fastidio e mettono i nuovi legulei in estrema difficoltà poiché fanno scoprire intrecci ed affarismi da far accapponare la pelle ed uno sperpero dei denari pubblici con incarichi diretti a società private che non hanno ragione di esistere in un comune di 2700 persone».
«Allora la soluzione di Balocchi è quella di convocare un consiglio comunale ogni due mesi e imbavagliare l’opposizione tramite una norma illegittima che limita l’unico strumento di controllo e verifica e cioè quello delle interrogazioni: il sindaco se la canta e se la suona e si ridicolizza come ieri in un consiglio comunale di 7 persone senza l’opposizione gettando un’altra ombra molto cupa sull’operato e sulla trasparenza di questa Amministrazione – conclude Ciaffarafà -. L’arroganza e l’inettitudine di questi amministratori vorrebbe far tacere le opposizioni e limitarne la libertà di espressione, ma si sbagliano di grosso».