di Barbara Farnetani
GROSSETO – «La 119 è una legge spuntata». È il giudizio del sostituto procuratore Giuseppe Coniglio, fondatore con il medico Vittoria Doretti della task force antiviolenza, sulla legge che dovrebbe combattere il femminicidio e la violenza in famiglia. «Nel 2013, in Italia, si sono avuto 180 femminicidi, una donna uccisa ogni due giorni, contro questi dati la legge ci mette in mano una fionda, una fionda per mandarci a combattere una guerra. Di fatto è frutto di un schizofrenia legislativa che crea la 119 e al contempo vara un provvedimento svuotacarceri. Pochi gli elementi di prevenzione che concede alle forze dell’ordine: prevede l’arresto obbligatorio per due reati: maltrattamenti in famiglia e stalking, Due reati che è difficile cogliere in flagranza così da eseguire l’arresto. Inoltre se dispongo l’allontanamento dell’aggressore dalla casa familiare e questi vi ritorna la legge non prevede a suo carico neppure una sanzione. È la legge del cerino che crea una giurisprudenza difensiva: i tempi sono stretti e tutti dalle forze dell’ordine al magistrato, si sentono di agire prima possibile, così da passare la palla, o il cerino a chi di dovere, a chi potrà decidere, per dimostrare che non si è stati con le mani in mano».
Una dura critica quella del Pm Coniglio, non condivisa però da Luisa Cavallo, vicequestore vicario, che parla di massima applicazione della legge proprio nella nostra provincia. «Sono cresciuti del 10,18% i maltrattamenti sui bambini – afferma Cavallo che conferma – quando si ha notizia di questo genere di reati bisogna attivarsi subito, e concludere tutto in poche ore. Bisogna trovare, ad esempio, una casa sicura per tutelare i minori. La 119 è proprio la legge che cura la schizofrenia del sistema legislativo».
«Le donne, nel 90% dei casi, vengono uccise in quanto donne – afferma il prefetto di Grosseto Annamaria Manzone – ossia si tratta di femminicidi. Le donne a lungo hanno subito anche per pudore. Le nuove norme hanno favorito l’emersione di questo fenomeno e aiutato le donne a denunciare. È emerso così il numero oscuro di questi episodi: non si tratta di un aumento delle violenze, ma solo dell’emersione di un fenomeno sino ad ora sommerso. Dietro ogni donna maltrattata ci sono spesso dei figli dei minori, che vedono e vivono la violenza e in alcuni casi assistono al delitto della madre. Mi è capitato di sentire che la violenza maschile è alimentata dal momento difficile che la società sta vivendo in questo periodo di crisi. Ma questa non è una giustificazione. Per aiutare le donne bisogna aiutare anche gli uomini, per capire il perché fanno quel che fanno e aiutarli a non farlo più».
«La violenza non è solo quella fisica – sottolinea Armando Buccini dirigente della squadra Mobile della Questura – ma anche la continua umiliazione». Quello che è fondamentale, e che ha creato la task force rosa, è una rete, che mette in sinergia i diversi “pezzi” della società che possono trovarsi coinvolti nei fenomeni di violenza «Nella rete c’è anche la Provincia – afferma il presidente Emilio Bonifazi -. L’aspetto della prevenzione è fondamentale per creare la cultura del rispetto e della parità. Una cultura che va insegnata sin da piccoli. Per questo noi organizziamo corsi di formazione alla genitorialità con scuole e gli insegnanti».