GROSSETO – Uno sviluppo fondato sulla valorizzazione e il rispetto del territorio e di tutte le sue risorse, dove la geotermia sia elemento in piena coerenza con tutte le vocazioni presenti, da quella agricola a quella turistica. E’ questo il modello al quale la Regione pensa e al quale sta lavorando, con un confronto sempre aperto con istituzioni e società civile. Come dimostra anche l’emendamento al Piano energetico (Paer) che la stessa Giunta ha presentato alle commissioni consiliari, in vista dell’approvazione definitiva da parte del Consiglio regionale, e che fissa lo stop all’alta entalpia sull’Amiata e detta precise condizioni per lo sviluppo della media entalpia. Così l’amministrazione regionale risponde alle domanda avanzate dai comitati sul futuro dell’attività geotermica.
E’ una linea chiaramente presente nel nuovo Piano energetico regionale: in Toscana lo sviluppo della geotermia si accompagna alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini e può esserci solo a determinate condizioni. La prima è che gli impatti sull’ambiente si riducano ulteriormente, grazie all’introduzione di tecnologie impiantistiche e pratiche gestionali altamente efficienti, capaci di unire efficienza produttiva e tutela ambientale, e tutto questo insieme al rafforzamento dell’attività di controllo e monitoraggio di Arpat e di altre agenzie regionali. La seconda è che anche la ricerca sia programmata, cioè limitata, assieme al possibile sviluppo geotermico. La terza è che lo sviluppo debba essere in equilibrio, appunto, con la vocazione dei territori e che vi debba essere una valutazione della sostenibilità sociale dell’intervento in termini soprattutto occupazionali.
In questo contesto va inserito anche il parere che l’amministrazione regionale ha inviato al Ministero dell’ambiente sull’ipotesi di impianto sperimentale a Montenero: una robusta relazione che evidenzia le molte carenze del progetto e non la “stringata” risposta di cui parlano i comitati. E anche sugli emendamenti del deputato Abrignani, che, se approvati, avrebbero tolto alle Regioni la competenza sugli impianti a media entalpia, la Toscana ha svolto una tenace battaglia, testimoniata dal diretto impegno del presidente Rossi nei confronti dei deputati toscani. Una battaglia vinta, che garantisce che il futuro del territorio toscano, in settore così delicato come quello delle attività geotermiche, sia garantito e tutelato innanzitutto dalla proprie istituzioni. E’ stato costruito in questi anni uno scenario nuovo per la geotermia, dove sono aperte le porte allo sviluppo della ricerca, e all’imprenditoria e all’occupazione di qualità, a partire proprio da quei territori che da tanti anni forniscono il calore per la produzione di energia elettrica al Paese. Politica, scienza e tecnica hanno dialogato, in un confronto dove tutti i soggetti coinvolti, ciascuno nelle proprie competenze, hanno contribuito al processo di scelta. In un percorso che dovrà consentire alla Toscana di arrivare al 2020 con le carte in regola.
Intanto c’è anche una risoluzione per cambiare la normativa nazionale sulla geotermia. A presentarla in Parlamento sono 6 parlamentari di Sinistra Ecologia e Libertà, tra cui la grossetana Marisa Nicchi, da mesi preoccupata per il futuro dell’area di Montenero d’Orcia in quanto «uno sbagliato sviluppo della geotermia potrebbe mettere a repentaglio l’inestimabile valore paesaggistico, ambientale ed enogastronomico di questo territorio». Sulla questione interviene anche il coordinatore grossetano di Sel Marco Sabatini: «Vogliamo prima di tutto il bene del nostro ambiente e non possiamo permettere che il nostro paesaggio venga messo a repentaglio per l’interesse di soggetti privati».
La risoluzione parlamentare chiede tra l’altro di: favorire e sostenere l’uso della risorsa geotermica solo laddove compatibile con la piena tutela e salvaguardia ambientale e sanitaria; rivedere gli attuali meccanismi incentivanti garantiti al geotermico, in quanto fonte rinnovabile, al fine di confermare detti incentivi solo qualora la produzione di energia non comporta consumo di acqua proveniente dagli acquiferi superficiali oltre che da quelli termali e geotermici; prevedere le opportune modifiche normative, volte ad assegnare alle regioni interessate la competenza in materia di Valutazione di impatto ambientale (VIA), anche per gli impianti geotermici pilota.