FIRENZE – La Toscana aderisce alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume promossa dal Tavolo nazionale dei Contratti di fiume insieme all’Autorità di Bacino del Po, alla Regione Piemonte e alla Regione Lombradia.
Con questa adesione, che non comporta alcun impegno di spesa a carico del bilancio regionale, la Toscana riconosce il Contratto di fiume, strumento di programmazione negoziata e partecipata, quale strumento innovativo per la riqualificazione e la valorizzazione del bene fluviale.
“I Contratti di fiume – spiega l’assessore regionale all’urbanistica e alla pianificazione del territorio Anna Marson – si propongono si promuovere processi di governo partecipato dal basso di natura volontaria e integrata che possono contribuire in modo efficace a una più consapevole e responsabile gestione dei corsi d’acqua e delle loro dinamiche”.
“Con i Contratti di fiume – ha aggiunto l’assessore regionale all’ambiente e all’energia Anna Rita Bramerini – la Regione Toscana vuole continuare nella contaminazione del tessuto sociale ed economco consapevole dell’importanza della tutela dei corsi d’acqua e dai corsi d’acqua. Questo, in sinergia con quanto prevedono le disposizioni contenute nelle direttive europee: la Direttiva Quadro sulle Acque e la Direttiva relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi alluvioni”.
ll Contratto di fiume si esplica attraverso il coinvolgimento attivo, propositivo e cooperativo di tutti gli attori sociali, in modo tale da stimolare una progettualità territoriale dal basso, così da promuovere soluzioni collettive e prevenire l’insorgere di conflitti.
In questo modo contribuisce al consolidamento di un sistema di governance a livello di bacino o sottobacino idrografico, in cui le azioni per la mitigazione del rischio e per la tutela e la corretta gestione delle risorse idriche si integrano con la tutela e la valorizzazione ecologica, paesaggistica e di fruizione del sistema fluviale.
Come spiega bene il Documento del Secondo Forum Mondiale sull’Acqua (2000), i contratti di fiume rappresentano forme di accordo volontario che permettono di “adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale, intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale. In sintesi, laa protezione del sistema fluviale rappresenta un bene comune primario, la cui cura riguarda tutti coloro che vivono e operano in questo ambito: agricoltori, cittadini, imprese, operatori turistici e associazioni rivierasche.