ROCCASTRADA – Nonostante Legambiente sia tendenzialmente favorevole alle biomasse, fondamentali nel nostro Paese anche per le prospettive future, gli impianti in via di costruzione devono rispettare determinati parametri. Le strutture, ad esempio, devono essere realizzati in equilibrio con l’ambiente che li circonda e con l’ecosistema e il caso della centrale di Roccastrada, a nostro avviso, non va in questa direzione. «Siamo contrari alla realizzazione dell’impianto a biomasse previsto a Roccastrada – afferma Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente – perché, pur riconoscendogli un ruolo importante nel settore delle energie rinnovabili, di potenza troppo elevata e comporti quindi l’utilizzo di un’eccessiva quantità di biomassa legnosa. Tutto questo consumo di biomassa per un unico grande impianto non è in linea con il criterio di filiera corta e con la generazione distribuita, e comporterebbe un aumento significativo del traffico e di mezzi pesanti per l’approvigionamento di quasi 100mila tonnellate annue di biomasse, aumentando anche le emissioni inquinanti in atmosfera. Oltretutto non ha alcun senso pianificare impianti di taratura così elevata senza una corretta pianificazione dell’effettiva quantità di biomassa legnosa che può provenire dal distretto territoriale».
L’impianto di Roccastrada necessiterebbe ogni anno di un’enorme quantità di biomassa per essere alimentato: oltre 60mila tonnellate di cippato legnoso e quasi 34mila tonnellate di sansa vergine. Una cifra sproporzionata rispetto alla biomassa legnosa prodotta in provincia di Grosseto e del fatto che in Maremma e nelle province limitrofe esistono già altri progetti di impianti che attingerebbero dallo stesso bacino forestale. Se da un lato è vero che la centrale permetterebbe di abbattere il consumo di gas metano necessario nella fase di lavorazione dei gessi, le dimensioni dell’impianto, pari a 5 MWe, avrebbero un impatto ambientale significativo su un territorio dall’elevato pregio ambientale.