GROSSETO – «Quella di Grosseto è stata una sacrosanta manifestazione dei dipendenti dell’amministrazione provinciale contro i tagli previsti nella legge di stabilità. Tagli che si sommano ad altri tagli effettuati nel corso degli ultimi anni e che costringeranno a ridurre funzioni e servizi fondamentali e che rischiano appunto anche di colpire i dipendenti della Provincia. Scelte folli che continuano ad abbattersi su molti enti, prima le Camere di Commercio, adesso le Province. Ci domandiamo quale logica ci stia dietro. La pubblica amministrazione esercita un ruolo fondamentale nell’andamento di uno Stato, dal punto di vista economico e sociale, ed invece di ridimensionarne il numero, i lavoratori andrebbero riqualificati e riorganizzati per cercare di sopperire alle tante lungaggini e inadempienze che cittadini ed imprese si trovano di fronte». Così il coordinatore provinciale di Sel, Marco Sabatini, interviene a sostegno dei lavoratori che hanno manifestato in piazza.
«Certa politica prima ha fatto infornate di dipendenti senza riflettere sull’operatività della macchina statale e adesso decide di tagliare senza preoccuparsi troppo delle conseguenze sui lavoratori. Mai, né ieri né oggi, che in questo paese si faccia un ragionamento serio sulla qualità della Pubblica Amministrazione ed una riforma che parta dalla base e cioè dalla Scuola, dall’Università e dalla formazione di chi deve amministrare lo Stato. Purtroppo in questo paese l’attacco a tutto ciò che è pubblico va da tempo molto di moda e anche i lavoratori del pubblico impiego rientrano in questo contesto. Del resto la guerra fra poveri che ha scatenato Renzi e chi l’ha preceduto è a vantaggio di tutto ciò: precari contro lavoratori a tempo indeterminato, immigrati contro italiani, dipendenti pubblici contro privati e via di scorrendo – conclude Sabatini -. I cancri dell’Italia insomma sarebbero questi, guai a parlare degli evasori fiscali, della corruzione della Pubblica Amministrazione, guai a parlare di chi beneficia ed ha beneficiato di fiumi di soldi pubblici per poi delocalizzare un’azienda che lascia a casa i lavoratori».