GROSSETO – «Nella legge di stabilità si comincia ad intravvedere qualcosa di buono per il settore dell’agricoltura come il finanziamento del fondo di garanzia, qualcosa per i giovani, fondi per gli investimenti, contratti di filiera, mutui a tasso zero per i giovani imprenditori, rifinanziamento del fondo di solidarietà per le calamità naturali. Ma queste poche luci sono ampiamente oscurate dalle ombre». Questo il duro commento del vicepresidente regionale Cia Enrico Rabazzi che parla di un rischio impoverimento per gli agricoltori e per loro famiglie.
«Innanzitutto l’aumento dell’accisa sul gasolio agricolo – sostiene Rabazzi -: abbiamo il gasolio più caro d’Europa, con gli aumenti previsti nei prossimi tre anni gli agricoltori arriveranno a pagare il gasolio grosso modo la stessa cifra che lo pagano gli automobilisti ai distributori così di fatto dal punto di vista della competitività siamo fuori dal sistema europeo. Poi vengono i patronati: da una parte si chiede l’erogazione di un numero sempre maggiore di servizi ai cittadini e dall’altra si tolgono i fondi a questi enti (fondi peraltro già esigui). Domanda: se c’è un problema di rapporti tra Governo e Cgil perché farci rimettere i cittadini? Chi si farà carico di questi servizi se i patronati non dovessero esser più in grado di svolgerli? L’Inps? E perché fino ad ora non lo hanno fatto?»
«Poi abbiamo la ciliegina sulla torta: da una parte si sbandiera il bonus bebè per tre anni, dall’altra si “nasconde” (forse perché ci si vergogna!) che dal 2016 al 2018 in assenza di sostanziali risparmi di spesa o, in alternativa, di aumenti nelle entrate fiscali, l’iva passerà dall’attuale 22% prima al 24% (2016) poi al 25% (2017) e infine addirittura al 25,5% (2018) – precisa Rabazzi -. Sono provvedimenti che ovviamente porterebbero diritti al fallimento di un intero Paese e forse questo a qualcuno in Europa non dispiace nemmeno tanto (mors tua vita mea) ma da italiani prima ed agricoltori poi diciamo chiaro e tondo che non accetteremo questa assurda logica: prima di arrivare a questi aumenti si devono chiudere le centinaia di enti inutili e costosi che nel corso degli anni si sono sedimentati nel nostro sistema amministrativo! Insomma il gioco è sempre quello da una parte si esalta quello che si fa di positivo sbandierandolo ai quattro venti e dall’altra si tace o si nasconde quello che invece è lo scotto da pagare. Purtroppo anche con l’attuale classe dirigente la musica non è cambiata: si da 10 per togliere 100: brutto segno!».